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Il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate nel rito Bizantino: dopo la celebrazione della Messa il simulacro del Santo viene portato davanti l’ingresso secondario della chiesa Maria SS. Assunta e il sacerdote con un mazzetto di fiori benedice animali, trattori, macchine, camion pieni di fieno e paglia ed infine le persone che sfilano davanti la statua.
Il 19 marzo si festeggia San Giuseppe nel rito latino; la sera della vigilia molte famiglie imbandiscono delle tavolate fatte a guisa di altare ricchi di pane di varia forma e di diverse pietanze, la cui simbologia è attinente all’attività di San Giuseppe e al suo ruolo di Patriarca.
In occasione della Pasqua s’intrecciano riti e funzioni religiose: la chiesa greco-bizantina il Venerdì precedente la Settimana Santa ricorda la “Risurrezione di Lazzaro” e un coro, per le vie del paese, intona il canto come per ricordare a tutti la Resurrezione.
La notte del Sabato Santo la “discesa del Cristo negli inferi”. Prima della mezzanotte, il clero e i fedeli, nell’entrare nella chiesa buia con le candele accese, trovano la porta sbarrata a simboleggiare la chiusura degli inferi guardati dal demonio. La porta è infine aperta, la chiesa s’illumina ed è proclamata la Resurrezione di Cristo.
La chiesa latina la notte del Sabato santo benedice il fuoco che servirà per accendere il cero pasquale. Terminate le funzioni religiose, i fedeli dei due riti si ritroveranno per le vie del paese ad intonare rispettivamente “l’angelo della Gloria”’e il “Cristos Anesti”.
Durante la festa di San Giovanni Battista, si svolge un importante fiera del bestiame, la prima del circondario. Nel pomeriggio nella piazzetta Garibaldi viene organizzata la “rottura di pignati” una manifestazione folkloristica e suggestiva che vede correre sugli asini dei giovani pronti a rompere con una mazza le pentole appese al traguardo dalle quali cadono cenere, borotalco, acqua e ricchi premi.
Tra luglio e agosto si compiono l’escursione alla montagna delle rose e la sagra della cuccia, con degustazione dei prodotti locali.
All’alba del 1 agosto si suole salire sulla montagna delle rose (1454 mt) e, volti ad Oriente, si intonano i canti nostalgici dell’esule albanese alla patria d’origine. “O e bukera More”. Nel tardo pomeriggio nella piazza Umberto I è distribuita la cuccia in ricordo dell’arrivo degli Albanesi a Palazzo Adriano nel 1482 e la degustazione dei prodotti locali a cura dell’Associazione Provinciale Allevatori.
La festa di San Martino è un’originalissima e folkloristica tradizione che festeggia le coppie sposate nell’arco dell’ultimo anno; queste ricevono dai parenti e dagli amici più intimi dei regali che sono portati da fanciulli, nella mattinata, in cesti arricchisti da fiori e dolci.
Questa singolare e simbolica manifestazione richiama ogni anno numerosi visitatori e ha anche interessato le televisioni nazionali. Negli ultimi anni, il Comune, la Pro Loco con l’alto patrocinato della Provincia Regionale di Palermo hanno voluto solennizzare questa tradizione
per evidenziare l’importanza della famiglia in seno alla società e della solidarietà umana in un mondo che sembra aver dimenticato questi valori basilari.
I rappresentanti degli enti organizzatori, al suono di musiche tradizionali, la sera dell’11 novembre, visitano i San Martini dei novelli sposi e fanno loro dono di un oggetto tradizionale palazzese “a pitta” cioè pane piatto su cui si trovano diversi simboli legati alla vita coniugale.
Da segnalare infine che nelle varie manifestazioni folkloristiche è possibile ammirare gli splendidi abiti tradizionali palazzesi così come furono disegnati
dal gran viaggiatore J. Houel alla fine del 1900.