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cap: 90043
PEC: protocollo.comunedicamporeale.pa@pec.it
Camporeale è un piccolo centro agricolo, di circa 3770 abitanti, della provincia di Palermo, posto nel Val di Mazzara. Si trova a 440 m. sul livello del mare e alle falde delle colline: Cozzo di Cipolla, Cresta di S.Cosimo e Spezzapignatte (m.610), che sovrastano l’amena pianura di Mandrianuova e lo difendono dai venti nordici. Il panorama che si presenta al visitatore è meraviglioso: colline, monti, pianure, verdeggianti vallate e i paesi di Corleone, Campofiorito, Roccamena, Bisacquino, Contessa Entellina,, Gibellina, Salemi. All’orizzonte si sporge da Corleone a Salemi, una meravigliosa catena di montagne comprese tra le provincie di Palermo, Trapani, Agrigento. Confina con S.Cipirello, Grisì, Partinico, Alcamo, Poggioreale, Contessa Entellína, Roccamena, Corleone.
E’ situato a cavallo delle due provincie di Palermo e Trapani, che si sono contese il fertile territorio per circa 150 anni, fino al 1954, anno del passaggio alla circoscrizione amministrativa di Palermo, di cui costituisce la 181 parte della superficie. E distante 45 Km dal capoluogo di provincia e 20 km dal mare. Il fiume Belice,che ha dato il nome alla vallata, attraversa il suo territorio. L’antico nome Macellaro, secondo testimoniaze storiche e archeologiche, probabilmente deriva dall’antico nome di Makella, posta tra Palermo e Segesta, che fu distrutta nel 260 a.c. dai consoli romani Caio Duilio e Gneo Pompeo.
Il feudo macellaro era la più grande proprietà che i Gesuiti possedevano in Sicilia. Dal 1642 al 1767, quando furono espulsi dal regno Borbonico delle due Sicilie, i Gesuiti gestirono in maniera esemplare questo feudo, con manodopera salariata proveniente dai paesi vicini, per finanziare il Collegio Romano, attuale Università Gregoriana di Roma. Quando, infatti, nel 1642 arrivarono nel feudo di Macellaro, vi trovarono un possedimento incolto ed abbandonato, ma in pochi anni lo trasformarono in una masseria razionale e produttiva che sempre più allargava i propri confini e si arricchiva di mezzi per aumentare la produzione. Essi erano tanto ricchi da arare la terra con vomeri doro.
La leggenda narra che il re invidioso li cacciò, ma non potè sottrarre il tesoro, perché essi riuscirono a sotterrarlo e in parte lo postarono via, nascondendolo nelle canne che servivano per bastoni da viaggio. Da quel giorno ogni buca è stata scavata, ogni solco è stato tracciato con la speranza di trovare il tesoro nascosto. Centro della loro azienda era il Baglio, gigantesco edificio con locali per la residenza, laboratori artigianali, stalle, magazzini e cortili per la vita comunitaria. A Macellaro, i Gesuiti operavano nel rispetto delle culture in cui la loro presenza si inseriva. Mandavano lontano gran parte dei prodotti della masseria, pagavano buoni salari ad artigiani e contadini, ospitavano poveri e viandanti che quando ripartivano ricevevano un viatico in natura e denaro. Non producevano per arricchirsi, ma per sostenere nel mondo un ideale e progredivano perché avevano alle spalle una grande “compagnia”. Era questo il tesoro nascosto. Quando nel novembre 1767 i gesuiti vennero espulsi da tutto lOccidente, il principe Giuseppe Beccadelli Marchese di Sambuca si appropriò del feudo Macellaro e nel 1779 vi fondò il paese che chiamò Camporeale in quanto uno dei suoi titoli nobiliari era anche Principe di Camporeale. Dopo 13 anni di concessione in enfiteusi a 333 famiglie dei beni confiscati ai Gesuiti, il marchese di Sambuca Giuseppe Beccadelli, segretario di stato, acquistò il feudo di Macellaro e si liberò di tutti gli enfiteusi. Ottenuta la concessione sovrana dei “mero e misto impero” da parte del re Ferdinando Borbone i1 22 maggio 1779, sui territori acquistati: Macellaro, La Signora, Sparacia, Mortilli, Pietra Longa, Li Dammusi, Grisì, di oltre tre mila salme, diede al paese, fatto costruire nel feudo Macellaro, il nome dì Camporeale, secondo il titolo nobiliare ereditato dal suo antenato Pietro Beccadelli, che laveva ricevuto dallimperatore spagnolo Filippo IV nel 1664. Per dare inizio al paese e far coltivare vasti terreni, fece venire dalla zona del suo marchesato di Sambuca e dai paesi circostanti gli operai. A coloro che accettarono linvito promise immunità, lavoro, il terreno da coltivare, gravato da un piccolo censo, uno spazio per costruire la casa, nonchè un premio di nuzialità di due onze. Le prime persone che si stabilirono a Camporeale dal 1779 al 1820 provengono: 172 da Poggioreale, 164 da S. Margherita, 150 da Gibellina, 64 da Alcamo e inoltre da Partanna Montallegro, Contessa Entellina, Corleone, Bisacquino, Sambuca, Giuliana, Cattolica Eraclea, Caltabellotta, Ribera. Gli abitanti nel 1790 erano 950, nel 1824 erano 2025 fino ad arrivare a un massimo di 6700 nel 1951. Oggi, a causa dellemigrazione, dopo il terremoto, la popolazione residente è di circa 3770. Le abitazioni, molto modeste, furono costruite attorno al castello sotto la collina. Limpianto urbanista, o, in parte presente, è di tipo tardo settecentesco e presenta una regolare scacchiera viaria, originata dallincrocio dei due assi principali centrali. A seguito del terremoto del 1968, che ha causato gravi danni alle abitazioni, sono state fatte demolizioni nellarea della parte superiore dellabitato. Il nuovo centro, sorto per il trasferimento parziale del paese, si estende a Sud di Camporeale, in contrada Mandrianuova, su una leggera sopraelevazione del terreno (m. 350}che si innalza di circa m. 10 dalla strada di campagna esistente. Nella divisione del territorio di Monreale, secondo la legge del 1 luglio 1873, lamministrazione di Trapani, di cui faceva parte fino al 1954, assegnò a Camporeale 11000 ettari di terreno. Camporeale ha un territorio tra i meno estesi della provincia di Palermo, con redditi molto esigui. Leconomia locale è legata allagricoltura e alla commercializzazione dei suoi prodotti principali: grano, olio. vino e melloni. Fiorente è lindustria del legno che con otto falegnamerie dà lavoro a molte famiglie e produce infissi e porte soprattutto per gli altri paesi.