Il tesoro saraceno del Marabito

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In tempi per noi molto remoti i saraceni avevano un castello sulla cima del Pizzo di Case a difesa delle loro abitazioni, perché  temevano l’incursione dei nemici; ciò malgrado un giorno, mentre erano intenti al lavoro, furono assaliti e le case furono distrutte. Fu così che prima di abbandonare il paese, raccolsero tutti i loro immensi tesori e li nascosero nelle caverne del monte Marabito consegnandoli in custodia ai diavoli, che da allora zelanti li custodiscono.

Il Marabito difatti, al suo interno è pieno di caverne e le pareti sono tutte coperte d’oro e vi si trovano in abbondanza pietre preziose e diamanti di ogni specie. Vi si trova anche un gran castello dorato dimora di Marabella, un’alta e nobile donna figlia di un potente re che ivi regna da regina e qualcuno riferisce che ella divide il suo trono con la sorella Maria Costanza.

Il castello è stracolmo d’innumerevoli gioie ed è protetto da due mori giganteschi e da un gran Cerbero che sta a guardia della porta d’entrata per impedire l’accesso ai profani.

Da tempo immemorabile molte persone hanno avuto l’audacia di introdursi nelle caverne del Marabito ed hanno avuto anche la fortuna di vedere con i propri occhi gli immensi spazi ripieni di verghe, di vasi preziosissimi, di monete e altro. A loro è stato anche permesso di maneggiare gli oggetti preziosi, di divertirsi a giocare con le bocce d’oro e perfino di riempire i sacchi e le tasche di monete e gioielli per cambiare la loro misera esistenza, ma i demoni non hanno mai permesso a nessuno di portare via l’oggetto più minuto e gli invasori non hanno trovato l’uscita sino a quando hanno trattenuto addosso anche la moneta più piccola.

Eppure, non tutto l’oro è sotto la stretta sorveglianza dei diavoli. E’ noto che anche i dintorni della montagna nascondono ineguagliabili tesori, ma nessuno sa dove si trovano con precisione e per trovarli bisogna scavare e ancora scavare ed essere baciati dalla  fortuna. La quantità d’oro nascosto è tale che anche l’erba che vi cresce ne è impregnata e i pecorai, che in quella contrada portano le loro greggi a pascolare, trovano dorati i denti del loro bestiame.