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altitudine: 542 m
abitanti: 11.198
Abitanti 10900
Indirizzo
Piazza Garibaldi 1
90034, Corleone (PA)
- Telefono
(+39) 091 84524258 - PEC
protocollo@pec.comune.corleone.pa.it
E’ una strana città, in cui s’intrecciano e si fondono passato e presente, nella ricerca di un futuro a cui non sfugga nulla del passato. Un passato glorioso, ma fatto anche di sangue versato non in eroiche imprese, ma a causa di quella «Cosa» che si chiama «Mafia», che non è mai stata «buona», che ha sempre avuto il volto truce del delitto e del sopruso, che sempre ha vissuto del silenzio (omertà, si chiama) di chi ha paura o di chi è complice. Che non dà lavoro e non dà benessere a nessuno tranne che a se stessa. Oggi nessun corleonese onesto va fiero di questa radice mafiosa che è costretto a portarsi dietro, ma ugualmente nessun corleonese onesto finge a se stesso che la mafia qui non sia mai esistita o non esista. Corleone sta cambiando, e la nuova Corleone cerca la verità, sostituendo a poco a poco la non-cultura del silenzio con la cultura della parola. Farla conoscere, allora, è importante. Anche per sfatare i luoghi comuni, trasmessi al mondo dalle tante (troppe) saghe del «Padrino»
Il biglietto da visita della città è lo splendido scenario del bosco di Ficuzza, esteso circa 5000 ettari e dominato dal massiccio di Rocca Busambra, dove ancora nidifica l’Aquila Reale. Insieme alla palazzina di Re Ferdinando di Borbone, costruita sul finire del ‘700, su progetto dell’architetto Venanzio Marvuglia. Proseguendo, lungo la SS 118, è d’obbligo una tappa a “tagliavia”, nell’oasi di silenzio dell’ottocentesco santuario della Madonna del Rosario all’interno del quale si conservano affreschi e tele di Giuseppe Carta Ancora. Qualche chilometro e si possono visitare le «Gole del Drago», un biotopo naturale di straordinaria bellezza, con la sua macchia mediterranea, con le sue pietre scavate dall’acqua del fiume Frattina, con la sua flora lussureggiante. Infine, ecco Corleone, e l’impatto immediato con le sue Rocche «gemelle», la Sottana ad Occidente, e la Soprana ad Oriente, su cui svetta la Torre Saracena.
Prima che gli arabi la occupassero nell’ 840, Corleone probabilmente si trovava su Montagna Vecchia, dove recenti scavi hanno portato alla luce i resti di un’antica città, forse la “Schera”, di cui parlano Cicerone, Cluverio e Tolomeo. Qualunque fosse il suo nome, non è improbabile che i suoi abitanti, forse in epoca romana, siano scesi dall’altipiano della «Vecchia» per colonizzare la conca sottostante, dove poi la trovarono gli Arabi.
Con Federico II, Corleone fu elevata al rango di città demaniale, alle dirette dipendenze dell’Imperatore, senza conti, marchesi o baroni che l’avessero come possedimento personale. Il suo forte orgoglio municipale la spinse, nel 1282, ad insorgere – subito dopo Palermo – contro gli Angioini, meritandosi, da parte del Senato palermitano, l’appellativo di «soror mea». Nel XV e XVI secolo, tale orgoglio, le diede la forza di riscattarsi dai feudatari a cui la Corona l’aveva venduta.
Poi c’è «l’antimafia sconosciuta», quella antica quanto la mafia, quella fatta dai Corleonesi senza virgolette, quella che la gran parte dell’opinione pubblica ignora. Cominciò con Bernardino Verro nel 1892-94, all’epoca dei Fasci contadini, che organizzarono le prime lotte di massa contro agrari e mafiosi; proseguì con Luciano Nicoletti, Andrea Orlando, Giovanni Zangara, Placido Rizzotto, tutti corleonesi e tutti assassinati dalla mafia corleonese.
Ma «l’antimafia sconosciuta» di Corleone ha avuto come protagonisti anche i giovani che negli anni 70 – con coraggio – scrivevano e gridavano: «Non siamo tutti gregari di Liggio». L’antimafia vive con Amministrazioni tipo quella di Pippo Cipriani, che ha avuto il coraggio di requisire la villetta del boss mafioso Totò Riina per assegnarla alla scuola agraria senza locali, e di costituirsi parte civile contro Leoluca Bagarella e il gruppo di fuoco che, il 28 gennaio e il 25 febbraio ’95, assassinarono tre giovani corleonesi.