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Passeggiata culturale serale, tra le tantissime storie di una Palermo nascosta, connesse a terribili episodi della quotidianità dellantica città, di “fatali e volgari pozioni, il poison criminalmente dosato nella domestica minestra, nelle salse, negli intingoli, nelle creme”, Leonardo Sciascia
Percorso: Palazzo Arcivescovile (esterno), Quattro canti, Piazza Garraffello, ex vicaria, Piazza Marina
CALENDARIO:Costo 12 (bimbi 5/10 anni 5) durata circa 2 ore e mezza
INFO E PRENOTAZIONI 320.7672134 347.8948459 eventi@terradamare.org www.terradamare.org/tour-veleni-di-palermo
Scriveva Leonardo Sciascia nel 1970: Lalto indice di gradimento (come si dice per i più cretini programmi della televisione) di cui larsenico è stato oggetto vittime escluse è comprovato da questa rassegna degli avvelenamenti occorsi in Palermo dal 1160 al 1815.
Lo storico Rosario La Duca ha indagato ed esplorato proprio questa rassegna di episodi particolari, mostrandoci una città popolata da intrighi, personaggi astuti e luoghi misteriosi.
Il centro storico di Palermo, conosciuto per la bellezza dei monumenti e delle piazze, ha tantissime storie da raccontare, di una Palermo nascosta, celata dalle difficoltà sociali e dalla furbizia di alcuni dei suoi abitanti
Inizieremo con la storia dell ammiraglio Maione da Bari e le congiure della Corte normanna, personaggio ambizioso, gran cancelliere e grande ammiraglio del Regno di Sicilia, la cui morte, avvenuta il 10 novembre 1160, è simbolicamente rappresentata dallelsa della spada del suo assassino che si trova sul portone del Palazzo Arcivescovile.
La prima tappa del percorso, si concentra in un punto in cui convivono più elementi storici, il quattrocentesco Palazzo , voluto dallarcivescovo Simone Beccadelli, del quale si può ammirare la splendida trifora gotica, insieme alle diverse strutture architettoniche che compongono la Cattedrale, come i svettanti campanili e limponente cupola.
Il centro storico di Palermo, conosciuto per la bellezza dei monumenti e delle piazze, ha tantissime storie da raccontare, di una Palermo nascosta, celata dalle difficoltà sociali e dalla furbizia di alcuni dei suoi abitanti.
Personaggio femminile, infatti, particolarmente noto, è la vecchia di lacitu, cioè Giovanna Bonanno, che con laceto per ammazzare i pidocchi deciderà di iniziare un commercio abbastanza particolare, ma che la condurrà a morire sulla forca di Piazza Villena o nota come I Quattro Canti, scenografico incrocio, teatro di tante storie della città.
Una terra difficile da controllare, con delinquenti di ogni sorta, bande che terrorizzavano la popolazione, dunque, si cercava di realizzare varie iniziative per poterli fermare e riportare lordine.
Nella prima metà del 700, il viceré Bartolomeo Corsini, si pose come principale obiettivo la realizzazione o il ripristino di provvedimenti per risolvere i problemi di sicurezza che attanagliavano Palermo e, quindi, introdusse il bando delle teste, in pratica un sistema attraverso il quale un criminale poteva uccidere o consegnare un altro criminale e, così, potere ricevere il condono per le sue passate azioni illegali.
Difatti, nelle principali piazze della città si rendevano note tali macabre istanze ed il banditore, anche utilizzando dei manifesti, rendeva diffusa tale informazione di pubblica utilità.
Non sempre i sintomi da morte per veleno erano, però, visibili, si cercava di utilizzare metodi poco compromettenti, ci si specializzava in astute pozioni e, a volte, restavano coinvolte anche molte persone contemporaneamente, così come avvenuto nel 1801 alla Vucciria durante un pranzo di nozze.
Luogo famigerato connesso a terribili episodi della quotidianità dellantica Palermo è il carcere della Vicaria, unimmensa architettura eretta nel 1578.
Da questo punto racconteremo la storia di Thofania DAdamo, che nel 1633, viene condannata per aver composto acqua avvelenata che somministrò al marito, per, poi, essere giustiziata sul piano della Marina.
La sua discendente, Giulia, amplierà il mercato dellacqua tofana, anche fuori Palermo, un veleno inodore che vendeva a donne intrappolate in matrimoni sbagliati e, scoperta, subirà lo stesso tetro destino a Roma.
Ancora Leonardo Sciascia, ci fornisce una definizione delle peculiarità dei veleni utilizzati nellantica Palermo, tra i suoi vicoli e tra i vari quartieri, e restituiti dallo storico La Duca: Non quelli che direi veri, i lenti e sottili veleni del vivere a Palermo; ma le immediatamente fatali e volgari pozioni, il poison criminalmente dosato nella domestica minestra, nelle salse, negli intingoli, nelle creme; il mort-aux-rats promosso a funzioni liberatorie nelle asfissie da marito o da moglie, negli amori impossibili, nelle possibili ma tardanti eredità [ ]