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“Tutti i Cappuccini a turno trascorrono parte della notte in questo luogo di morte; non mi è riuscito di sapere se lo facciano a rotazione per obbligo o per penitenza; certamente desideravano lasciarmi intendere che fosse volontario.
A Palermo molte persone dissero che talvolta si trattava di penitenza inflitta ma che spesso era un atto volontario. Sia come sia, il seguente episodio si verificò circa due anni prima che io visitassi il posto.
Un monaco stava trascorrendo parte della notte in questo luogo agghiacciante, seduto accanto alla lampada e circondato dai visi rinsecchiti e contorti dei morti; nell’intervallo delle sue preghiere, credette di udire di tanto in tanto uno strano rumore e guardando fissamente verso quella parte dello stanzone da cui esso proveniva, vide che uno dei monaci morti gli faceva segno con la testa; egli sollevo la lampada ed il capo oscillò di nuovo; immediatamente, il monaco si precipitò su per le scale verso il convento, per mettere a parte i fratelli di quel terribile presagio!
Era uno spirito, quello che aveva visto? no, era il diavolo, il diavolo in persona che si era impossessato del cappuccino morto!
I monaci risero dei suoi timori e lo convinsero che era solo creazione della sua fantasia; per cui egli raccolse tutto il suo coraggio per tornare indietro, ma ebbe cura di dirigersi verso una parte diversa di quelle vaste gallerie e vi restò per un pò di tempo in ansia; poichè tutto era tranquillo e immobile, incominciò a pensare che doveva essere stato impressionato dai suoi stessi pensieri e deciso a convincersi dell’infondatezza dei propri timori, tornò al posto di prima e tenne gli occhi fissi sullo stesso monaco morto.
Pensate quale dovette essere il suo stupore, quando vide che ancora una volta la testa si muoveva e gli faceva cenno. Come è facile immaginare, corse via e dichiarò che tutti i santi del calendario non lo avrebbero persuaso a tornar giù.
Era così sicuro, riguardo all’episodio, che prevalse un certo panico. I monaci furono chiamati a raccolta e otto o dieci di loro scesero nei sotterranei con candele e acqua benedetta. Furono condotti presso quel corpo posseduto dal diavolo, ma giusto mentre si avvicinavano, un cenno del suo capo li mise tutti in fuga. Quando il Padre Superiore venne informato, si irritò moltissimo e disse che qualche eretico inglese doveva essere penetrato nel sotterraneo e doveva aver ideato quello scherzo, dato che non era disposto ad ammetere né che c’entrasse il diavolo, né che il cappuccino morto potese muoversi; quindi scese lui stesso, con un altro gruppo.
Man mano che scendevano nelle gallerie, il loro coraggio andava scemando in qualche misura; e dopo essersi avanzato con cautela sino a quel posto, il Superiore sollevò la propria lampada sino a quel monaco. Non era una allucinazione; la vita era entrata ancora una volta in quella fragile spoglia mortale! Proprio in quel momento la testa diede un violento scossone e cadde dal corpo, quando ne venne fuori – non l’anima di un monaco – ma un topo vivo, il quale aveva fatto il proprio nido nel teschio.
Il fatto è ben noto a Palermo. Gli ufficiali che mi accompagnarono fecero stringenti domande al Registro, o al monaco che ha cura di quei corpi; non potè negare, ma disse che il Superiore sarebbe stato irritatissimo se se ne fosse parlato; e siccome noi ridevamo, corse giù nello stesso posto e si chiuse dentro, per evitare di rispondere ad altre domande.
Forse poche storie di resurrezione di morti fra tutte le leggende della Chiesa romana hanno tanto fondamento, effettivamente, quanto il ritorno in vita del cappuccino morto di Palermo”.
Versione originale: “A Monk was passing part of the night in this dismal apartment, sitting by his lamp, surrounded by the shrivelled and distorted countenances of the dead: in the interval of his devotional exercises, he thought he heard, now and then, an unusual noise; and, looking stead-fastly at that part of the room from whence it proceeded, he perceived one of the dead Monks nod to him; He held up his lamp, and the head nodded again he instantly ran up stairs to the Convent, to acquaint the brethren with this fearful omen! – was it a ghost he had seen? no, it was the Devil, the Devil himself, who had possessed the dead Capuchin! The Monks laughed at is fears, and persuaded him it was a mere illusion ot the imagination; he there-fore summoned courage to return, but took care to go to a different part of these extensive galleries, where he remained awhile in anxious suspence; finding all still and motionless, he began to think he must have been alarmed by his own thoughts, and, resolved to convince himself whether his fear were false, he therefore returned to his former station, and kept his astonishment, when he once more saw the head move, and nod to him.
Away he ran, as may be supposed, and declared that all the saints in the calendar should not persuade him to go down again: he was so positive respecting the fact, that considerable alarm prevailed. The Monks were called up, and eight or ten descended into the apartment with candles and holy water. They were brought opposite this body, possessed by the Devil; but, just as they drew up, a nod of his head put them all to flight: When the superior was informed, he was extremely angry, and said, some English Heretick had got in , and contrived this trick, for he would neither admit the Devil to be concerned, nor that the dead Capuchin could possibly stir; and, therefore, went down himself, with another party.
As they descended to the galleries, their courage, in some degree, abated; and, after advancing cautiously to the place, the superior held up his lamp to the monk: – It was no illusion, – life had indeed once more entered this frail tenement of mortality! At that very moment the head shook violently, and fell from the body, when out flew – not the soul of a monk – but a living rat, which had made its nest in the skull.
The fact is well known at Palermo. The officers, who accompanied me, made strict inquiry of the Register, or Monk that has the care of these bodies: he could not deny it, but said, the superior would be very angry if it were spoken of; and, as we laughed he ran down to the same abode, and locked himself in, to avoid answering any more questios. Perhaps few stories of the reanimation of the dead in all the legend of Romish Church, have so much foundation, in fact, as the return of life to the dead Capuchin of Palermo.