Nostra Signora de la Soledad-Palazzo Reale

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Il 27 Maggio 1580 arrivano a Palermo “I Padri dell’Ordine della Trinità” al fine di fondare un convento. L’Arcivescovo di Palermo Cesare Marullo accorda loro la licenza di fondarlo nella Chiesa di Santa Lucia al Borgo.
Quel luogo non piace ai Padri, in quanto fuori della cinta muraria della città, quindi chiedono ed ottengono la Chiesa di San Demetrio in Piazza della Vittoria o come si diceva prima: Piano del Regio Palazzo.
L’Abbate Pirri stabilisce la prima fondazione in Santa Lucia nel 1581 e la concessione della chiesa di San Demetrio, fattagli dal beneficiale di essa Giacomo Granbartolo, il 17 Settembre 1589.
Dal Mongitore e dal Cannizzaro si sa che detto santo “appartenne ai Greci e non senza fondamento, poichè il santo a cui fin dal principio fu dedicata la Chiesa è greco e dai Greci tenuto in somma venerazione, proprio del ceto dei sellai e facitori dei finimenti di cavalli”.
Nel 1590 i Padri ottengono l’ultima cappella a sinistra e vi fondano la Congregazione di “Nostra Signora de la Soledad”.
Nello stesso anno il Venerdì Santo fanno una processione dei Misteri della Passione di Gesù Cristo, durante la quale molti si flagellavano a sangue, come si usava negli antichi Regni di Spagna.
   Riscuotendo tale processione molta ammirazione, l’anno seguente in tanti accompagnarono con torce accese i “Disciplinantes”, così  chiamati perchè camminavano con abiti bianchi e visiere calate per non essere riconosciuti “para ganar las gracias solamente con Dios y su bendita Madre N.S. de la Soledad”. La cappella viene particolarmente arricchita di marmi e pregevoli pitture ed in essa si venera un’antica immagine della Vergine Addolorata che, secondo Gaspare Palermo, è stata portata dalla Spagna.
In ogni tempo si è fatto a gara per accrescere il culto dell’effige e rendere sempre più ampia ed ornata la cappella che l’accoglie. Moltissime sono state le modifiche apportate in varie epoche, la principale è quella dovuta a Paolo Amato che ha dato alla costruzione l’aspetto attuale e precisamente il bellissimo insieme delle due colonne marmoree sormontate da tre archi con in alto tre targhe diversamente scolpite, specie di separazione tra le due parti in cui è divisa la cappella.
Nella parte mediana, nella nicchia rivestita con marmi mischi, sta il Simulacro di N.S. de la Soledad, con sopra inciso “Sola sine exemplo”. 
   La cappella veniva governata da tre confrati con il titolo di Maggiordomi uscenti. Fra i nomi illustri riportiamo nell’anno 1879 il Conte Ranchibile Giuseppe Monroy, ed il Barone Tripi Vincenzo Merlo.
       La Cappella di Nostra Signora de la Soledad ha destato molte attenzioni, tra gli stessi Reali di Spagna che l’hanno protetta e favorita, tanto che il tre maggio 1732 Carlo VI la pose sotto la propria reale protezione e dichiarata Imperiale.
    Non solo la casa Reale Spagnola, ma anche quella Italiana si interessa al Santuario, lo dimostra il manto donato da Maria Cristina di Savoja rubato nel 1866. Il 19 marzo 1893 la Congregazione è depositaria di un manto della Sig.ra Elisabetta Niscemi, moglie del Marchese Ugo delle Favare.
Nel marzo 1895 S.A. Reale la Regina Margherita di Savoja dona un manto di velluto nero che ancora oggi indossa l’Addolorata.
   Nel secolo XVIII i confrati, spinti forse dalla differenza di ceto sociale, o per non rimanere alle dipendenze dei maggiordomi, o per qualche altra causa sconosciuta, sentono il bisogno di rendersi autonomi in altra sede, conservando però l’obbligo di portare in processione l’urna del Cristo morto e dell’Addolorata, si costituisce così il “Porto e riporto”.
   Da allora ritroviamo la Congregazione dela Soledad ospitata nella Chiesa di San Paolo 1° Eremita, sita nella “vanella degli Angioli”, come riporta nei suoi protocolli al n° 221 il Notaio Giuseppe Tinnaro, in cui i Confrati lamentandone la lontananza chiedono di aggregarsi alla Congregazione di Sant’Anna dei Calzettieri, nell’omonima chiesa sita nella Rua Formaggi.
    Tale adesione si attua con l’intervento dell’erede unica di detta chiesa, Sig.ra Concetta Marabitti Caradonna, del Monastero di Santa Chiara e della Curia Arcivescovile del 28 febbraio 1821 presso Notar Tinnaro e Romeo, con l’annuo pagamento di onze 2 pari a lire 25,50 centesimi. 
   Nel 1784, con un decreto, il Re, scioglie tutte le congregazioni, ma in seguito riconosce prima l’esistenza, di quelle che avevano ottenuto precedentemente il regio assenso sulle regole e sui capitoli e poi di quelle il cui anno di fondazione era trascritto dall’atto di approvazione dei capitoli. Siccome la Congregazione de la Soledad era stata fondata dai Padri Trinitari senza statuto, i Confrati lo presentano nel 1784. Questo è il motivo per cui si riconosce il 1784 come anno di fondazione della Congregazione.
   Data la grande devozione popolare per la Settimana Santa, mi sembra opportuno riportare un proclama del Cardinale Giannettino  Doria che nel 1610 proclamò che per i giorni di Giovedì e Venerdì santo quando Gesù Cristo riposava sottoterra nessuno a Palermo doveva circolare con ruote, ovvero con carrozze e carrozzelle e doveva esserci il massimo silenzio. Questo proclama durò fino al 1892 e dalle cronache di allora, quando iniziarono a circolare i primi tram e per la città facevano un particolare rumore, il popolo non mancò di ricordare questo proclama.
   A quei tempi chi assisteva ad una processione molto spesso andava con abito nero fregiato a lutto, in alcune case si coprivano addirittura gli specchi perchè sembrava oltraggioso guardarsi e infine non si gettava acqua nei pavimenti. questo è un fatto anacronistico ma si ritiene opportuno riportarlo perchè dimostra un rispetto ed un’osservanza di quel lutto universale che è la morte di Gesù Cristo.
    Una notizia ripresa dal Giornale di Sicilia del 4 Aprile 1863, riporta che sua Ecc. il Principe di Sant’Elia, Senatore del Regno, per delegazione speciale avuta da S.M. il Re, seguiva nelle ore pomeridiane il simulacro di N.S. de la Soledad, come pio costume, per alcune vie della città.
   Questo sul far della sera veniva riportato alla Chiesa dei Trinitari, sua consueta dimora. Facevan parte del  corteggio: il Prefetto, il Magistrato Municipale, il Comandante Supremo del 7° Dipartimento Militare, gli Ufficiali dello Stato Maggiore dell’Esercito e della Guardia Nazionale, che facevan bella mostra di sè per la vaghezza delle loro divise.
    Dagli itinerari ripresi dai nostri archivi, la Processione si snodava per le seguenti vie cittadine: P.zza della Vittoria, sotto le Mura di Palazzo Reale, via Castro, salita Benfratelli, via Santa Chiara, discesa Raffadali, via Università, via Ponticello, via Casa Professa, Piazza Ballarò, via Chiappara, via Albergheria, via Benedettini bianchi e rientro in P.zza Vittoria.
   In un articolo ripreso, sempre, dal Giornale di Sicilia del 14 Aprile 1927 si legge: La processione della Congregazione de la Soledad dei nobili spagnoli era la più ricca, la più aristocratica, nella quale si vedevano i Giudei vestiti con vere armature del ‘600 dietro la quale andava nei secoli scorsi il Vicerè in persona.
    Ricorda anzi il giornalista Maurus  che nel 1862 partecipava anche il luogotenente. Dice inoltre di questa processione che il personaggio principale non era tanto Gesù, quanto la Madre Addolorata, tutta la simpatia era per lei, che andava dietro il figlio morto, la statua era bellissima per l’espressione di un dolore profondo e pacato ed a questa bellezza contribuisce anche il vestito bianco e il ricco manto nero, costume con il quale gli spagnoli, diversamente dagli italiani, rappresentavano l’Addolorata che, secondo Gaspare Palermo, è stata portata dalla Spagna.
    Da sempre la Soledad è stata raffigurata in ginocchio, ed allungata sulla bara, facendo cadere la veste e il manto sulla base in modo da dare l’impressione che fosse in piedi.
   Con i bombardamenti della 2^ Guerra Mondiale, venne distrutta la Chiesa di San Demetrio, e  fortemente danneggiata la Real Cappella, i cui danni furono riparati con restauri eseguiti dal 1953 al 1955 a cura e spese del governo spagnolo.
    Da allora la tradizionale Processione del Venerdì Santo si è trasferita definitivamente nella Rua Formaggi.
    Fino ai primi anni sessanta in tutte le processioni del Venerdì Santo si è fatto il famoso incontro della Madonna con Cristo, prima che la processione rientrasse in chiesa, per ben due volte la bara dell’Addolorata veniva respinta dai giudei con le lance. Nel secondo tentativo il popolo, quasi infieriva contro quelli che rappresentavano i giudei talvolta lanciando anche qualche oggetto, infatti questi uomini venivano pagati, perchè nessuno voleva farlo spontaneamente.
    Finalmente la terza volta si aprivano le lance ed avveniva i’incontro. Era un qualcosa di pietoso da vedere, ma tale rappresentazione è da circa venti anni vietata dalla Curia. C’è chi la ricorda con nostalgia, c’è chi vorrebbe rivederla, magari a titolo di spettacolo.
   Oggi  i confrati, trasferitisi ulteriormente presso la Chiesa di San Niccolò da Tolentino in via Maqueda, continuano con fervore e devozione la loro tradizione, indossando ancora il frak e gli smoking durante la processione, in un mandamento diverso e con un percorso diverso ma tradizionalmente favorevole a questo tipo di culto esterno.