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I cocchieri delle grandi case patrizie della città di Palermo, nel XVI secolo, si posero sotto la protezione di San Riccardo (protettore dei cocchieri), fondando dapprima una Compagnia e solamente in un secondo tempo diedero vita alla Confraternita dei Cocchieri, riconosciuta ufficialmente nel 1596.
Nel 1598, avendo commissionato i simulacri del Cristo morto e dell’Addolorata, si iniziarono a svolgere le processioni del Venerdì Santo a cui, i confrati, partecipavano vestendo la divisa della Casa gentilizia cui appartenevano. Procedeva una grande croce di legno, poi sfilavano “ai lati della croce due membri in frac, seguivano i confrati con livree azzurro ed oro per la Casa Branciforte di Trabia e di Butera, marrone e argento per Casa Settimo di Fitalia e di Giarratana, giallo e verde per Casa Valdina, giallo e azzurro per Casa Baucina, rosso e giallo per il Municipio, nonchè altre di Casa Galati, Mazzarino, Scalea”. Nel giorno del Venerdì Santo non si poteva camminare con le carrozze, “pirchì ‘u Signuri è ‘nterra”, quindi, i cocchieri avevano il loro giorno libero e potevano partecipare numerosi a questo sacro evento.
In questo modo, i nobili si ingraziavano la Chiesa e, per giunta, ottenevano una indulgenza plenaria per resa devozione. I cocchieri in quella occasione potevano sfoggiare le livree della famiglia cui prestavano servizio con il maggiore sfarzo possibile.
Nel 1611 costruirono la loro chiesetta, sempre in via Alloro e nel 1614 fecero approvare i “Capitoli” della confraternita. La vita della confraternita in questi secoli è stata turbata da tanti eventi ed ha subito tante calamità , furti, chiusura, ed altro, legati, per lo più, alla storia che incombeva. Nel 1896 un incendio causò la perdita del simulacro mariano che subito venne rifatto dal maestro Piscitello e per il 1898 si potè rifare la processione. Nel 1941 a causa dell’ultima guerra la processione non si svolse. Negli anni seguenti, alla ripresa, una grande folla seguiva il corteo, specie durante “l’incontro” che si svolgeva a Piazza Kalsa. Ieri, come oggi, il popolo della Kalsa segue il Cristo Morto e l’Addolorata dalla caratteristica raggiera argentata con grande devozione e religiosità, lungo le vie del quartiere.