Tradizioni

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  • Carnevale Bolognettese: « U NANNU »

 Il Carnevale bolognettese non ha bisogno di presentazioni: ogni anno, l’ultima domenica di Carnevale raduna migliaia di persone che desiderano trascorrere un giorno di sereno svago in piacevole compagnia.
Musica, canti, < sfinci >, vino, carri allegorici e coriandoli allietano le ore di permanenza a Bolognetta.
Il Carnevale di Bolognetta, ridendo, scherzando, motteggiando, con stile ora acerbo ora garbato, sferza quei vizi, difetti, magagne e brutture tanto pubbliche quanto private.
Il Carnevale ripristina la antica tradizione di « U nannu »: sorta di parodia degli avvenimenti che < Pionieri > come Domenico e Salvatore Dardi, Filippo Malleo, Ciccino Salerno, Nino Castelbuono con strani abbigliamenti, nei tempi passati, accompagnavano per le vie del paese un grande < Pupazzo > di paglia che rappresentava un anno di vita soprattutto bolognettese, nel suo viaggio verso il rogo. La manifestazione si chiude con distribuzione di < sfinci ed auspici>.

  • A vidi ca ti vegnu

 E’ un gioco prettamente maschile, i ragazzi che partecipano a questo gioco vanno da un minimo di sei ad un massimo di dodici.
II gioco si svolge nel seguente modo: come prima cosa i componenti si dividono in due squadre, un ragazzo di una di esse si siede su di una sedia e un altro gli si poggia sulle gambe con la testa, e l’altro sulla schiena di questi e così via di seguito
I ragazzi dell’altra squadra si preparano per saltare in groppa a questa barriera umana. Il primo che salta poggia le mani sul dorso dell’ultimo, cercando di spingersi il più avanti possibile, per poter dare spazio agli altri che ripeteranno dopo di lui la stessa tecnica.
Di solito succede che il primo che salta non riesce a spingersi molto avanti quindi per l’ultimo rimane poco spazio, e quasi sempre non riesce a trattenersi in groppa a l’ultimo componente della barriera umana, cade e quindi perde ed è costretto a prendere il posto di quello che è ultimo.
Quando i ragazzi saltano ripetono la seguente filastrocca:
« E vidi ca ti vegnu / quattru e- quattrottu / scarica la botta / l’aceddu cu l’ali / scarrica canali
oppure: l’aceddu cu lí pinni / scarica e vattinní »
Questo gioco può essere effettuato in qualsiasi periodo dell’anno, viene praticato per strada ed è un gioco che si svolge a squadra.

  • Lu Busaccheddu

E’ un gioco prettamente maschile, si svolge all’aperto. Il numero dei componenti varia, gli strumenti che si usano sono: la mazza,un’asta di legno lunga cm. 50 e il busaccheddu, pezzo di legno non molto grosso lungo cm 18 appuntito alle due estremità.
La tecnica del gioco è la seguente: un giocatore ha la mazza in una mano e il busaccheddu posto a terra vicino alla stacca. La stacca è costituita da due pietre distanti quanto la lunghezza della ma77a. Con la mazza stessa colpisce una punta del busaccheddu e, quando questo si alza, il giocatore lo colpisce con la mazza, cercando di mandarlo il più lontano possibile; l’avversario dal punto in cui è finito il busaccheddu lo lancia verso la mazza posta sulla stacca, con l’intenzione di colpirla; se riesce in questo, vince e piglia il posto di quello che ha lanciato per prima; diversamente il giocatore che tiene la mazza con essa intercetta il busaccheddu (per tre volte) per rimandarlo il più lontano possibile dalla stacca. La misura della distanza avviene per mezzo della stessa mazza In base alla misura effettuata si assegnano dei punti. Il gioco si ripete più volte e vince chi ha accumulato più punti. La pena per chi perde è quella di portare sulle spalle a cavalluccio il vincitore per una certa distanza stabilita prima.

  • A Lu Piduzzu

Era un gioco prettamente femminile; si poteva svolgere sia all’aperto che in un luogo chiuso. Esso consiste nel disegnare per terra con un gessetto un rettangolo diviso in tanti quadrati, che vanno da un minimo di sei ad un massimo di dieci.
Il gioco si svolge nella seguente maniera: tutte le partecipanti sono fornite di un pezzo di pietra detta giammarita, la quale viene lanciata nel primo quadrato; se va dentro di esso la ragazza può cominciare a spingerla con un piede per tutti gli altri quadrati.
Arrivata alla fine di questi, la concorrente spinge la giammarita con il piede fuori dai quadrati se riesce in questa manovra può ripetere il gioco, tirando la pietra nel prossimo e così via di seguito. Quando riesce a fare il giro di tutti i quadrati vince e ha diritto ad un quadrato che le consente di sostare e riposarsi quando arriva su di esso.
La durata del gioco è stabilita dalle giocatrici.

  • Aneddu Passa

 Questo gioco si faceva nel periodo invernale e precisamente nelle riunioni familiari nei periodi di Natale e di Carnevale, quindi il luogo era la casa. L’ora in cui si svolgeva era la sera.
Il gioco si svolge nel seguente modo: i partecipanti si sistemano a cerchi attorno al braciere con le mani giunte, uno di essi si sistema tra le mani un anello e fa il giro dei partecipanti passando le sue mani in quelle di costoro. Lo scopo è quello di passare l’anello nelle mani di uno dei concorrenti senza farsene accorgere, contemporaneamente dice:
l’aneddu passa, l’aneddu passó.
Dopo aver terminato il giro prende un cucchiaio di legno e recitando la filastrocca:
< Cucchiaredda me di lignu
unni sta l’aneddu mpignu?>,
indica un partecipante,il quale deve additare la persona che ha l’anello. In caso di errore viene sotto posto ad una punizione detta “pegno”.

F) A la Pezza

Questo gioco si faceva nel periodo invernale all’aperto e nelle ore pomeridiane.
E’ un gioco individuale con tre concorrenti.
Lo strumento che si usa è un cilindro di legno lungo cm. 50 con un diametro di cm. 20, dal peso di Kg. 10. I tre concorrenti a turno si poggiano questo pezzo di legno sul braccio trattenendolo con la mano,lo oscillano per tre volte e alla terza lo scagliano. Vince chi lo scaglia più lontano. La posta in palio era 5 o 10 lire riferiti all’epoca del 1928.