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Sorge su un promontorio in periferia da dove si può godere sia il panorama di tutto il paese, sia nelle giornate limpide, delle isole Eolie. In un registro dell’archivio segreto vaticano sullo stato dei regolari si da notizia della fondazione del Convento di Marineo avvenuta nel 1583 ad opera dei giurati del paese dopo permesso accordato da Vincenzo Bologna. Qui nel 1597 s trasferirono i frati del monastero medievale di Scanzano. La legge eversiva dei beni ecclesiastici, costrinse i frati ad abbandonare il convento per ritornarvi il 29 Dicembre 1946. Si arriva alla chiesa per mezzo di una strada irta e tortuosa.
Il prospetto principale è piuttosto semplice. Vi è un portale fiancheggiato da due esili lesene tardo-rinascimentali che si concludono con due volute e un cornicione. Qui si trovano due striscioni decorati, con semplici festoni e la scritta: “S. Maria de Dayna Dicatum”.
La parete di fondo è il lato più movimentato e articolato della chiesa. Vi si aprono tre cappelle intercomunicanti; quella centrale, con una volta a botte, ospita l’altare principale. Vi sono disegni chiaroscurali che illustrano “la tempesta sedata”, “l’Assunta con le figure di San Francesco e Sant’Antonio” e una dove è illustrata “la parabola del buon pastore”. Le decorazioni della volta presentano un forte senso plastico. Essi sono stati eseguiti da una cooperativa palermitana del 1920, e sono stati restaurati dal pittore Petruzzella.Nel convento sono custodite le seguenti opere d’arte: Statua dell’ Immacolata, di fine ‘700 inizio ‘800; S. Giuseppe con Gesù fanciullo sec. XVIII;
Pietà (realizzata dal maestro Pace nel 1570, per il Monastero di Scanzano); S. Vito (opera del ‘500, di autore ignoto); Tavola raffigurante la Madonna della Dayna (scuola cretese) sec. XV; L’Annunciazione (tela firmata da Tommaso Pollace (allievo di V. D’Anna) e datata 1784); Acquasantiera, in marmo bianco sec. XV.
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