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I lavori di costruzione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Caccamo ebbero inizio, secondo la tradizione, l’8 maggio 1487, giorno dell’apparizione di San Michele Arcangelo al Beato Giovanni Liccio, concludendosi dieci anni dopo.
La Chiesa fu inizialmente dedicata a “Santa Maria dell’Udienza”, per le continue preghiere del Beato rivolte alla Vergine.
Nel 1492, anno in cui fu consacrata, il Beato volle cambiare la originaria denominazione della Chiesa in Santa Maria degli Angeli per ricordare come la Vergine, eletta per sua Madre ed Avvocata particolare, avesse suscitato frequenti apparizioni di angeli nel portare a termine i lavori.
Il portale centrale reca l’iscrizione: “Ave Maria Domina Angelo(rum) Sacratissima, Ave Maria Mater Jesu(s) Dignissima 1586″ ed è sovrastato da una edicola nella quale un altorilievo di marmo di Carrara, in origine all’interno della Chiesa, raffigura la Madonna con il Bambino, in atteggiamento di ascolto.
La preziosa scultura, per la datazione, si può considerare tra quelle commissionate dal Beato Giovanni Liccio probabilmente durante il suo soggiorno a Napoli negli anni 1479-1481, quando già progettava di realizzare la Chiesa e il Convento di Caccamo.
L’opera per le strette affinità stilistiche con lo scultore pistoiese Domenico Rosselli e in genere la Scuola fiorentina, è attribuibile a un, non meglio identificato, scultore toscano, attivo tra il 1470 e il 1500, convenzionalmente chiamato, dal critico d’arte londinese John Pope-Hennessy Wyndham, “Maestro delle Madonne di marmo”. L’altorilievo, considerato dagli esperti un autentico capolavoro, racchiuso dentro una cornice di testine di puttini alati, raffigura una Madonna col Bambino e due angeli che sorreggono la sua corona. In basso, sotto l’immagine, si legge il monogramma CHRS. Sul basamento un angelo tiene un pezzo di ancora tenuta dalla Vergine, mentre una figura umana, verosimilmente un marinaio in difficoltà, si aggrappa a questa immagine simbolica riconducibile alla “Speranza” che rimane il sostegno nelle difficoltà della vita. Inoltre, dentro un tondo, si scorgono tre città turrite e un’ancora spezzata. Una delle torri potrebbe riferirsi alla torre di Pisa, avvalorando il perdurare, nel tempo, di rapporti commerciali e culturali che legavano la Toscana e la Sicilia.
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