Ficarazzi

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La storia di Ficarazzi

 

La strada litoranea che da Palermo conduce verso Bagheria, seguendo il lungo arco che racchiude gran parte del golfo palermitano, conduce verso un ambiente fertile della campagna orientale della Conca d’Oro irrigata dalle acque del fiume Eleuterio.
In questa area denominata dagli arabi “Fakaz – Azz”, eccellente e importante, due aggettivi che in italiano si sintezzizzano in Ficarazzi, sorge oggi il paese con questo nome, sviluppatosi orizzontalmente lungo il corso principale, che si identifica con la statale.
Al termine di essi, allorchè la strada devia per agirare la chiesa parrocchiale, in un piccolo slargo a monte si scorge un monumentale scalone con l’imponente facciata di una villa barocca che nasconde le fattezze di un castello.L’antico feudo di Ficarazzi era compreso nella baronia di Misilmeri, appartenente alla famiglia dei Chiaramonte, poi ai La Grua, i quali nel XV secolo lo concessero in enfiteusi a Pietro Speciale alto funzionario del regno di Sicilia; originario della città di Noto, che nella sua carriera ricoprì la carica di pretore della città di Palermo.
Egli, in società con altre famiglie nobili,Campo e Imperatore, impiantò qui un’industria agricola per la coltivazione della canna da zucchero e la sua trasformazione in prodotto raffinato.
Motore dell’economia in quel periodo, necessitava di essere difeso da incursioni piratesche che dal mare attaccavano i territori ricchi d’acque dolci e derrate alimentari, e così Pietro Speciale pensò di fare costruire una torre per l’avvistamento dei nemici e la difesa del feudo.
Al di sopra di una collinetta che oggi è allontanata dal mare si eleva gagliardo un compatto torrione: a ridosso di esso si formò il primo nucleo abitativo che ospitava gli operai dello zuccherificio, evolutosi in epoca successiva nell’attuazione del paese.
Per la sua edificazione, lo Speciale si affidò a Peursino Giordano della città di Cava del Regno di Napoli, il quale nel 1468 iniziò i lavori che si protrassero per tre anni.
I capitoli della costruzione rogati in quaranta punti, in cui si possono leggere le committenze che dovevano essere eseguite, di recente sono stati riscoperti dall’architetto Antonio Palazzolo.
Da tali capitoli si evince come doveva essere la torre in quel periodo prima della trasformazione settecentesca.
La massiccia costruzione era di forma parallelepipeda con pianta quadrata, costituita da tre elevazioni.
Alla sua sommità esisteva un muro di protezione per il cammino di ronda con annessa merlatura.
Aggettanti verso l’esterno esistevano delle mensolette che coronavano il piano di ronda.
La base era rafforzata dalla scarpa, che per la sua inclinazione impediva l’accostamento delle scale per l’espugnazione, al di sotto di essa esistevano un serbatoio per la raccolta dell’acqua piovana, (che attraverso delle canalette dal terrazzo raggiungeva la cisterna) e un magazzino per deposito.
L’accesso era consentito attraverso un ponte elevatoio che si trovava nel primo livello, gli ambienti interni erano illuminati da finestre con l’inferriata.
Le volte dei locali del piano nobile che si trovava nel secondo livello, risultavano a crociera con esili nervature poggianti su capitelli a colonnine angolari. Nella sala più grande vi era un grande camino, mentre negli altri locali dei vari livelli esistevano camini più piccoli e le volte erano a botte.
Una scala a spirale, in pietra d’intaglio, posta all’estremità perimetrale collegava e collega tuttora i vari piani ed è illuminata da finestre strombate che fuoriescono a feritoia.
Il terzo ed ultimo livello era adibito agli ambienti di servizio e l’allogiamento della servitù.
Nella costruzione venne utilizzata pietra arenaria che si prestava per l’intaglio, cavata nella stessa zona di Ficarazzi.
Un acquedotto con 17 campate ad archi ogivali, sito sul fiume Eleuterio, convogliava l’acqua attraverso un viadotto-canale, portando l’acqua all’interno del borgo (attualmente è visibile nelle vicinanze della torre), e facendo muovere un grosso trappeto per la lavorazione delle cannamele.
L’industria zuccheriera fu attiva per due secoli mentre nel corso dei successivi, la baronia di Ficarazzi appartenne a diverse famiglie che cambiarono usi agricoli.
All’inizio del XVIII secolo il castello con il feudo pervenne ai Principi di S.Caterina di famiglia Giardina, la quale elevò nel 1733 la baronia in principato ed intervenne nella fondazione del nuovo centro abitato.
Trasformata la torre in palazzo baronale con l’aggiunta di un’ala per rendere l’edificio più simmetrico, si creò nel prospetto principale un nuovo esterno archittetonico con decorazione a stucco, dove furono inseriti dei balconi in ferro battuto a petto d’oca.
Decoratore del nuovo prospetto fu Giuseppe Pirecò che volle lasciare la sua firma nel retro di un fastigio posto nel centro della facciata e impresse la data (1731) per testimoniare l’avvenuta esecuzione.
Sul prospetto occidentale del vecchio manufatto si conserva ancora una caditoia con saettiera e bombardiera, fenditure attraverso le quali, dopo l’avvento della polvere da sparo, si inserivano le canne delle armi.
Una finestrella d’ispirazione catalana richiama il periodo quattrocentesco in cui fu costruita la torre.
La collinetta fu allacciata da una lunga scala con balaustra, sostenuta da archi, a due fughe, che porta direttamente al piano nobile. Scenograficamente assunse le caratteristiche di una villa settecentesca, come tutte le dimore sparse nella campagna palermitana.
Al capostipite Luigi Giardina successe il figlio Diego e successivamente a lui il primogenito Giulio Antonio.
L’ultimo esponente della famiglia nel 1812 vendette il palazzo.
In tempi recenti la proprietà del castello andò alla famiglia Macchiarella, i cui eredi nel 1968 la donarono alle suore teatine dell’Immacolata Concezione che adibiscono l’edificio a istituto educativo.

History of Ficarazzi

The road which from Palermo goes out towards Bagheria, follows the large bow shaped coast line that encloses the Palermitan gulf and leads to a very fertile area in the eastern countryside of the Conca d’Oro and is irrigated by the waters from the river Eleuterio.This area was named “Fakaz – Azz” by the Arabs meaning – excellant and important – then the two adjectives became synthesized into one, Ficarazzi. Today there is a town bearing this name on the site which has developed along the main road which also happens to be state highway.
At a certain point, the road deviates, so as to loop round the parish church and at a point where the road widens you can see a monumental flight of steps at the top of which stands the majestic facade of a Baroque villa masking the features of a castle.
The ancient estate of Ficarazzi was once part of the Baronial lands of Misilmeri, belonging to the Chiaramonte family, then to the La Gruas who in the 15th century bestowed it on Pietro Speciale, with a perpetual lease. He was a high ranking official in Sicily in those days and had originally come from Noto. During his career he held the position of magistrate for the city of Palermo. Speciale, together with the Campos and Imperatores, other noble families of the time, established the cultivation of sugar cane in the area as well as a refinery.
Due to the economic situation of the period, it was necessary to defend oneself from pirates who attacked areas that were rich in fresh water and produce. Therefore Speciale decided to build a watch-tower and fortress to defend the estate from enemies.
On the summit of a hill which today is a long way from the actual coastline, he built a strong and compact tower: behind it the first houses sprung up which hosted the workers from the sugar refinery. By the following century this hamlet had evolved into a small village.
Speciale entrusted the building of his defence system to Peursino Giordano who came from the town of Cava in the Kingdom of Naples. In 1468, he started the project which continued for three years. Antonino Palazzolo, an architect, has recently discovered the contract which had been drawn up for the work, it was divided into forty different clauses which outline exactly how the work was to be carried out. These clauses describe what the tower must have looked like before the changes that were carried out in the 18th century.
The solid construction had a square plan and three floors. There was a protective wall topped with battlements, jutting out from its sides were corbels which crowned the parapet. The foundations were reinforced by the scarp itself which was so steep as to make it impossible to put up ladders for attackers to raid the castle. Below it was a water cistern which gathered the rain water via a system of guttering and a store house. Access to the tower was via a drawbridge which lead to the ground floor and its interirs were lit by barred windows.
On the second floor there would have been the rooms of the nobility. The chambers had cross vaulted ceilings with fine veining and were supported by capitels on corner columns. There was a big fireplace in the largest chamber, while in the other rooms the ceilings are barrel vaulted and each had a small fireplace.
A carved stome spiral staircase is situated in the extreme outer wall and still gives access to all the floors, its windows are splayed internally while externally form embrasures.
The third floor was divided into the service areas and rooms for the servants.
Sandstone was used to build the fortification as it is suitable for cutting and was quarried in the area of Ficarazzi itself.
At seventeen span acquaduct with pointed arches led from the river Eleuterio, carryng water along a system of viaducts and channels to the heart of the hamlet ( a part of it still remains visible near the tower), the water was also used to work a large press for the refining of the sugar cane.
The cultivation and refining of sugar continued for two centuries while over the following centuries the estae changed hands and was put to various uses. In the 18th century the castle and its estates fell into the hands of the princes of Santa Caterina, the Giardinas who in 1733 raised the barony to a principality and intervened in the growth of the new town centre.
The tower was transformed into a baronial palace with and added wing to give the building better symetry, the main facade was improved with plastering and decorations, barreled wrought iron balconies were added, too. Giuseppe Pirecò was responsable for the new exterior and he left his signature on the back of a fastigium which was placed on the centre of the facade on which was written the year 1731, in commemoration of the work carried out.
There are still traces of the original structure on the western side of the building: a trap-door with embrasures and fissures which after the introduction of the use of gun-powder, were used by the soldiers to insert the barrels of their guns, to aim and fire.
There is also a window whose Catalan design recalls the period of the 14th century when the tower was originally built
The hillside was reached from the first floor of the castle by two long flights of stairs with balastrades, supported by arches.
The villa assumed the characteristics of an 18th century house, much like all of the other houses which dotted the Palermitan countryside.
The head of the family, Luigi Giardina Handed the villa down to his son, Diego who then passed it onto his first son, giulio Antonio. The last member of the family sold the house in 1812.
More recently, the ownership of the castle past to the Macchiarella family whose heirs gave it to the Teatine dell’Immacolata Concezione (a religious order) who use it as a school.