Sicily and its inhabitants – (vini di sicilia)

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 ….”Per quanto riguarda il vino, il nostro paese può procurarsene dalla Sicilia di qualsiasi tipo desideri. So che alcuni vini siciliani sono stati introdotti in Inghilterra; ma credo che la grande distanza, il poco incoraggiamento e la scarsa richiesta, oltre alle pesanti tasse d’importazione che si pagano al loro arrivo, fanno sì che essi non siano uno dei generi più esportati. Ciononostante ho bevuto in Sicilia, sotto nomi diversi, quasi ogni tipo di vino che ci procuriamo da altri paesi. Il che non è poco importante per noi. Perché da dove importeremmo il vino, se dovessimo perdere il Portogallo? Il signor Woodhouse, un mercante inglese residente a Marsala, è il solo, credo, che faccia vino adatto al mercato inglese: esso si vende per ora a Londra e si chiama Marsala, dalla città in cui viene prodotto; a parer mio. Esso non ha nulla da invidiare allo Sherry e tiene altrettanto. Il prezzo di un barile, a Palermo, era 80 dollari. Il vino di Bagaria, vicino a Palermo, potrebbe senza dubbio essere reso uguale al miglior Porto. In Sicilia ho pure bevuto vino identico allo Champagne e al Vin de Grave, oltre a molti altri tipi, troppo numerosi da elencare, che secondo me, erano in tutto uguali ai vini francesi. Che la quantità di questi vini possa essere aumentata molto, è evidente; e ci vuol poco a dimostrare che tutti possono essere resi adatti al mercato inglese. Il fatto stesso che anche allo stato attuale, e cioè senza che alcun miglioramento sia stato apportato, essi possano restare in recipienti semivuoti senza perdere forza, né sapore, è prova di quanto siano forti e corposi; anche così come sono, in molti posti il loro colore somiglia al Madera; mentre il sapore e la forza, come ho già detto, sono in tutto pari al miglior Sherry. La loro capacità di miglioramento sta nel semplice fatto che, sebbene negli ultimi anni siano molto scaduti nell’opinione generale, ciò è stato solo conseguenza delle pratiche sbagliate dei produttori, che spinti dalle richieste fatte loro e non potendo o non volendo spendere il denaro e la fatica necessari per una selezione assennata, mescolano impropriamente insieme tutti i raccolti di uva. E’ accertato che in passato si ottenevano dallo stesso vigneto tre raccolti di diversa qualità, e dalle stesse vigne; semplicemente con il sistema di raccogliere il prodotto più maturo, di settimana in settimana, durante tutta la vendemmia. Il migliore dei tre raccolti era ritenuto il secondo, ma ogni volta si producevano vari vini, estraendo prima una parte del succo., senza lavorarlo nel tino e senza nemmeno pressare l’uva ed il risultato era un vino leggerissimo; dopodichè si otteneva, con il solito sistema, un vino di diversa qualità. Altri tipi erano prodotti lasciando appassire l’uva al sole prima di pressarla, ottenendo un vino secco, leggero, simile al bianco del Capo; infine innumerevoli variazioni di sapore e consistenza si avevano mescolando vini di diverso invecchiamento con vino nuovo, in varie proporzioni; ma i soli due tipi che veramente si distinguono nell’isola sono il Moscato bianco e un vino rosso, generalmente noto come Calabrese. E’ ben nota la richiesta di vino nel nostro paese, molto  aumentata dal consumo che ne fa la Marina; per quanto mi pare di capire che ora in Inghilterra ce ne sia una quantità sufficiente per diversi anni, tuttavia lo stato attuale delle cose sconsiglia di dipendere, per un genere tanto necessario, dagli incerti eventi della guerra. Ritengo anche necessario ribadire che il nostro governo deve ridurre le pesanti tasse d’importazione sui vini siciliani, se desidera che il paese ne tragga vantaggio; il conseguente aumento di consumo equilibrerebbe la differenza d’entrate che una tale riduzione d’imposta comporterebbe”….