Serre della Pizzuta

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L’area protetta è formata da un complesso montuoso in cui si incastonano boschi di querce, grotte e piante autoctone. La cima più elevata è quella della Pizzuta che, con i suoi 1.333 m. slm, dà il nome all’intera riserva.
Geologicamente, si tratta di alture risalenti al periodo Mesozoico, la cui superficie di natura calcarea reca i segni delle reazioni provocate dall’attraversamento continuo di acqua e dall’azione degli agenti atmosferici. I fenomeni carsici che hanno così dato origine, fra l’altro, alle grotte dello Zubbione e del Garrone, all’interno delle quali si sono sviluppati eleganti depositi e concrezioni, si sono formati due piccoli laghetti ed è ospitata una colonia di chirotteri di notevole interesse.
Sulla Pizzuta si trovano boschi rigogliosi di piante autoctone ma anche rimboschimenti, come quello della zona di Xaravulli, costituito da conifere come il pino d’Aleppo, il pino domestico e il cedro, in un rapporto equilibrato che non è facile incontrare altrove.
La composizione del sottobosco è quella tipica siciliana e vede la presenza del biancospino, della ginestra spinosa, dell’erica, insieme al prugnolo e all’asparago rupestre, tutte specie vegetali che rendono l’ambiente tanto piacevole alla vista quanto gradevole all’olfatto.
La riserva ospita numerosi endemismi vegetali, tra i quali spiccano quelli insediati sulle rupi più aspre: la viola calcarata il fiordaliso della Busambra, l’elicriso pendulo, il cavolo villoso e una rara orchidea, l’ofride a mezzaluna.
La fauna più interessante presente nella riserva è costituita da specie di abitudini essenzialmente notturne, quali il gatto selvatico, la martora e l’istrice, i cui aculei si rinvengono spesso lungo i sentieri.
Sulle cime più alte aleggiano l’aquila reale e l’aquila del Bonelli, che condividono gli spazi aerei con il falco pellegrino e la poiana. Le zone frondose sono abitate da usignoli, cinciarelle, rampichini e civette.
Alcune notevoli presenze caratterizzano la fauna: tra i rettili, rappresentati dalle piccole lucertole comuni e dai ramarri fino alla vipera e al biacco, spicca il colubro di Esculapio (Elaphe longissima) di mitologica memoria; fra gli insetti, una cavalletta autoctona di ragguardevole mole, il panfago marmorizzato.
Di notevole interesse, sul lato ovest della riserva, l’escursione lungo il “Sentiero delle Neviere”, le depressioni naturali in cui veniva conservata la neve durante la stagione calda.
 
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