Notte di zucchero: Festa di morti, pupe e grattugie

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Dall’incontro tra la tradizione locale e la cultura contemporanea prende forma un racconto di morti, pupi e grattugie. Il suo nome è Notte di zucchero, un modo nuovo di reinterpretare la festa dei morti a Palermo e raccontare la nostra città e si svolgerà a Palermo fra il centro storico e le 8 circoscrizioni della città dal 30 ottobre al 2 novembre.

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 Il programma

Il convegno “Palermo-Messico, la vita è bella”
Nella sala Martorana di Palazzo Comitini, in via Maqueda 100, il 30 ottobre dalle ore 10 alle 13, la manifestazione assume carattere internazionale grazie al convegno “Palermo-Messico, la vita è bella”. Una giornata di riflessione, ad ingresso gratuito, aperta anche alle scuole, dove raccontare quello che era e che è la “Festa dei Morti” dalla Sicilia al Messico, partendo dal tema della morte ma celebrando la bellezza della vita. Un omaggio alla vita stessa attraverso la testimonianza di chi ha avuto dei punti di contatto con la morte, ma oggi vuole gridare al mondo quanto “la vita è bella”. Il convegno sarà moderato dal giornalista, scrittore e teorico di cultura popolare siciliana Daniele Billitteri. Tra le testimonianze quelle di Andrea Caschetto, Ambasciatore del Sorriso per l’Onu, Alessandra Sciurba, portavoce di “Mediterranea Saving Humans” e Salvo Piparo, attore dalla profonda e coinvolgente ironia. Tra gli interventi quelli del sindaco Leoluca Orlando, dell’assessore alle Culture della città di Palermo Adham Darawsha, di Paola Felix Díaz, capo dell’Ente per il Turismo di Città del Messico (che parteciperà anche per conto del Governatore di Città del Messico), di Claudio La Camera, senior advisor dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il delitto Messico, di Vincenzo Lo Cascio, direttore del programma dei Lavori di pubblica utilità del Ministero di Giustizia italiano e del giornalista Corradino Mineo.
Il bus nelle scuole
Importante novità di quest’anno è che “Notte di Zucchero – festa di morti, pupi e grattugie” si estende anche nelle otto circoscrizioni della città. Mercoledì 30 e giovedì 31 ottobre, dalle ore 9 alle 13, un automezzo urbano (anch’esso “veicolo” della memoria) girerà per le circoscrizioni portando artisti da strada e narratori nei quartieri e nelle scuole. Il lavoro con le scuole della prima infanzia, già avviato due anni fa con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione, arricchirà queste “incursioni artistiche” con i risultati di un percorso condiviso che confluirà nella festa del primo novembre con un progetto video fatto con le scolaresche sul tema della manifestazione e sui lavori didattici da loro stessi eseguiti che allestiranno il bus Notte di Zucchero parcheggiato in piazza Bellini nelle giornate dell’1 e del 2.
L’installazione di Domenico Pellegrino e Juan Esperanza
A Palazzo Sant’Elia, dal 30 ottobre al 2 novembre, dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, sarà possibile ammirare l’installazione d’arte dell’artista siciliano Domenico Pellegrino con l’artista messicano Juan Esperanza che, in un gioco artistico, unisce simbolicamente Palermo e il Messico, la festa dei morti al dia de los muertos.
Dai laboratori per bambini allo spettacolo dei pupi
Il clou della programmazione di Notte di Zucchero sarà però venerdì 1 novembre. La mattina e il pomeriggio saranno dedicati soprattutto ai bambini (ma non solo) con tanti laboratori creativi e tanti altri legati alla tradizione in collaborazione con Baby Planner Palermo all’interno di Palazzo delle Aquile, con un omaggio anche alla cultura messicana con la storia di “Coco”. I bambini realizzeranno con le loro mani i pupi di carta, pasticceranno con colori, ascolteranno favole e storie raccontate da alcuni attori, guarderanno ed interagiranno con il teatrino dei pupi di Angelo Sicilia  – che porterà nella Sala delle Lapidi e nell’Atrio Monumentale, nei pomeriggi del primo e del 2 novembre, le farse di Nofrio e Virticchio – e saranno persino truccati a tema.
Lab danze, musica e circo in piazza
Tra piazza Pretoria e piazza Bellini saranno gli artisti di strada e i giocolieri ad animare la piazza e gli spazi circostanti dalle 10 alle 20 dell’1 novembre con danze popolari di gruppo, lab circensi e musica da strada. Ci sarà lo Street Folk dei picciotti del Ditirammu, la Popolarti con il suo laboratorio di danze popolari ed i Lab Circensi del Circ’Opificio.
I monologhi della memoria
La sera del primo novembre, poi, si apriranno le danze. Il Parlatorio del Monastero di Santa Caterina, la Chiesa di Santa Caterina, il Teatro Bellini, Palazzo Bonocore e Palazzo delle Aquile si trasformeranno in “luoghi della memoria” dove alcune delle eccellenze – autoriali e attoriali – palermitane e siciliane daranno vita ad uno spettacolo dedicato agli adulti.
Il video mapping e le animazioni serali
Sulla facciata dei palazzi, durante la serata di venerdì, saranno proiettati visual e il logo animato di Notte di Zucchero del maestro Forestieri, ma soprattutto dalle 20 alle 23 sarà possibile ammirare il mapping architetturale con un omaggio alla festa dei morti fra Palermo e il Messico ad opera Cinzia Conte – in arte Vj Contessa -, lo spettacolo d’animazione circense del Circ’Opificio, che prevede grandi effetti coreografici e acrobatici, la street music della Banda delle Ciance, una Skeggia Balfolk con balli di gruppo popolari in acustico e un finale in jam con la Ivoire Dance africana. Inoltre dai balconi di Palazzo Bonocore sono previste alcune sorprese. Maschere della manifestazione i “morti di zucchero” siciliani saranno i ragazzi della Guardia Marina mentre fra la folla si insinueranno le belle “catrinas messicane” interpretate da Dea Radosta e Sara Priolo.
Gli omaggi cinematografici e la fanfara dei carabinieri
A Palazzo Bonocore nel pomeriggio dell’1, infine, saranno proiettati “Morti dal ridere”, una serie di spezzoni di film, di commedie e di farse del cinema italiano a cura di Umberto Cantone, il docufilm “La corsa dell’Ora” di Diego Bellia, proiezione in ricordo dell’indimenticabile giornale palermitano, le storie di memoria con un video firmato da Federico Pipìa e Ivan Di Vita e uno firmato dal regista palermitano Salvo Cuccia e ancora i video dal titolo “Quand’ero piccolo” firmati da Cataldo e Di Paola.
Conclude la manifestazione la fanfara dei carabinieri, prevista alle ore 15 del 2 novembre a Piazza Pretoria, cui seguirà l’opera dei pupi di Angelo Sicilia.
 
 
 

Per saperne di più: La “Festa dei Morti” a Palermo

Novembre è alle porte e Palermo si prepara a vivere la tradizionale “Festa dei Morti”. Il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti, da noi, come in tante altri parti della Sicilia, non è sinonimo di lutto e dolore, ma di festa. I bambini palermitani attendono questo giorno con intensa trepidazione perché “per i morti” – è così che si dice da noi – arrivano i balocchi e i dolciumi: bambole, macchinine, giochi tecnologici, pistole, ma anche cioccolatini, pasticcini, biscotti e frutta secca lasciati per i piccoli della casa, come vuole la tradizione, durante la notte dai parenti defunti ritornati quel giorno sulla terra per rivedere i loro cari. Fino a qualche decennio fa il 2 novembre era addirittura atteso dai piccoli palermitani più del giorno di Natale, anche perché i doni natalizi arrivavano per la Befana e il canuto e panciuto Babbo Natale era solo il simpatico vecchietto della foto ricordo scattata sotto i portici di piazzale Ungheria!

Mancano ancora pochi giorni, ma già agli angoli delle strade si cominciano a vedere le prime tradizionali bancarelle di giocattoli; i banconi e le vetrine delle pasticcerie sono un tripudio di colori, profumi e sapori soprattutto per la presenza della celeberrima “frutta di Martorana*”, coloratissimi pasticcini di pasta di mandorla e zucchero a forma di frutta, di frutta secca, di frutti di mare e ortaggi che per la loro perfetta fattura e per il loro intenso profumo diventano anche il souvenir preferito dei turisti e visitatori che si trovano in giro in questi giorni nella nostra città.

 

Le origini di questa festa risalgono alla seconda metà del primo millennio. Come è noto, in quei secoli la Chiesa, non riuscendo a sradicare gli antichi culti pagani, per lo più di tradizione celtica, cominciò a far sue gran parte di quei riti. Nel 601 Papa Gregorio I in un editto dichiarava espressamente di non spodestare i costumi e le credenze pagane, ma di servirsene gemellandole ai riti cristiani. E fu proprio per dare un nuovo significato ai riti pagani che si celebravano in quei giorni ( nel calendario celtico il 31 ottobre era l’ultimo giorno dell’anno) che papa Gregorio nel 835 II anticipò al primo novembre la festa di Ognissanti del 13 maggio. E successivamente nel 998 Odilone, l’abate di Cluny, fissò al 2 novembre la commemorazione dei defunti. Come si era sperato che accadesse, la gente cominciò ad adattare le vecchie credenze, ed i riti ad esse legati, alle nuove feste e al loro mutato significato, e ancora oggi continuano a sopravvivere i riti di quando si credeva che in quei giorni, i cari estinti tornassero sulla terra per rivedere i parenti ancora in vita. Oggi come allora si continuano a preparare per cena i piatti legati a questa tradizione. Tra questi si ricordano le cosiddette “ fave a cunigghiu” cucinate con il rito romano della Lemuria – nel cui seme, secondo la leggenda, si trovano le lacrime dei morti. Fino a qualche decennio fa, ma non è escluso che qualche famiglia continui a farlo per rispetto alla tradizione, si soleva lasciare la cena in tavola per tutta la notte perché i defunti la potessero mangiare. L’usanza ricordava il “cunsulu” siciliano (noto ai nostri giorni con il termine cunsulatu): banchetto preparato dai vicini di casa per i parenti impegnanti nella veglia notturna del defunto. I morti erano soliti ringraziare lasciando balocchi e dolci per i bimbi presenti in casa. I doni venivano lasciati dentro le scarpe o nei “cannistri”, cesti preparati la sera prima e riposti ai piedi del letto o davanti le finestre dopo la recita di una litania:

Armi santi, armi santi iu sugnu uno e vuatri siti tanti: mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai, cosi di morti mittiminni assai.

Oggi come allora, i genitori continuano a raccontare ai figli che se durante l’anno sono stati buoni e hanno recitato le preghierine per le anime dei cari defunti, i “morti” porteranno loro dei giocattoli, in caso contrario riceveranno una grattatina ai piedi per punizione. I giocattoli venivano acquistati dai genitori solitamente, quando ancora non esistevano i grandi centri commerciali di oggi, nella grande “Fiera dei morti”, un vero e proprio paese dei balocchi e dei dolciumi, che si organizzava pochi giorni prima nel rione dell’Olivella e che oggi è stata spostato in via Nina Siciliana, nel rione Zisa. Il mattino dopo era, e continua ad essere, una vera e propria caccia al tesoro: al risveglio i bambini cercano i giocattoli e solitamente accanto ai balocchi trovano ancora il “Cannistru” colmo di frutta secca e datteri, biscotti tipici detti “ossa ri mortu”, cioccolatini, frutta di martorana e, solitamente posta al centro del “cannistru”, l’immancabile “Pupaccena”: una statuetta di Paladino o di altri personaggi del mondo infantile fatta di zucchero e dipinta con colori molto accesi e impreziosita da scintillanti filamenti di carta stagnola o colorata.

Al mattino per i più grandi la tradizione impone di far colazione con la morbidissima “muffulietta”, un tipo particolare di pane di forma ovale “conzato”, condito, con olio, sale, pepe, acciuga, origano e con la variante del pomodoro fresco per chi lo gradisce.

Giovanni Verga cita la “Festa dei morti” in Vagabondaggio del 1887: “ le mamme vanno in punta di piedi a mettere dolci e giocattoli nelle piccole scarpe dei loro bimbi, e questi sognano lunghe fila di fantasmi bianchi carichi di regali lucenti, e le ragazze provano sorridendo dinanzi allo specchio gli orecchini o lo spillone che il fidanzato ha mandato in dono per i morti” E già perché a contendersi i portafogli dei palermitani in questi giorni non sono solo i giocattolai ma anche i gioiellieri perché, anche se in tono minore rispetto al passato, è d’obbligo “per i morti” portare alla fidanzata un piccolo “cannistru” con sorpresa d’oro dentro!!

La festa dei morti è un evento che per fortuna almeno a Palermo “resiste” molto bene e frasi incomprensibili per chi non è “dei nostri” del tipo “quando sono i morti? oppure Cosa ti hanno messo i morti?” e perché no? “Talè chi mi misiru i morti! riescono ancora a sopravvivere nonostante la fortuna dell’americana “ DOLCETTO O SCHERZETTO?”  (a.c.)
* Tale dolce deve il proprio nome al luogo in cui venne preparata per la prima volta: il convento della Chiesa della Martorana di Palermo