Grotta Conza

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fonte CAI Sicilia

La riserva è collocata in territorio comunale di Palermo, nell’omonima contrada posta alle pendici della dorsale formata da Monte Gallo, Pizzo Manolfo e Monte Raffo Rosso, in prossimità della borgata di Tommaso Natale, al confine nord della Conca d’Oro.
Ogni grotta rappresenta un ambiente naturale unico per il modo in cui, di volta in volta, si instaura e si sviluppa il fenomeno carsico, cioè quell’insieme di fenomeni chimico-fisici di erosione che l’acqua esercita su alcuni tipi di rocce, dando luogo a caratteristiche forme del paesaggio superficiale e del sottosuolo. La Grotta Conza è stata riconosciuta di notevole importanza ed istituita Riserva Naturale Integrale.
Sulle pendici della dorsale che circonda il Golfo di Sferracavallo fino alla borgata di Tommaso Natale ed in particolare nella fascia costiera attorno al Vallone della Cala.
Nei primi del ‘900 tutta l’area, in cui è compresa la Grotta Conza, è stata oggetto di interesse da parte di studiosi e appassionati di diverse discipline, che vi hanno effettuato esplorazioni, ricerche geologiche, archeologiche e paleontologiche. Dal dopoguerra in poi queste grotte sono state visitate anche da ricercatori di bio-speleologia, quella particolare disciplina che studia la fauna presente nel mondo sotterraneo. Negli anni ’60 la splendida zona del Vallone della Cala è stata profondamente
alterata da una serie di realizzazioni, coma la costruzione delle polveriere della Marina Militare e le gallerie dell’autostra.
La grotta e l’ambiente circostante
La Grotta Conza racchiude al suo interno un ecosistema interessantissimo, con il quale comunica attraverso l’ampio antro d’ingresso. Oltre che per gli aspetti speleologici, la Riserva è caratterizzata da altri elementi di attrattiva per il visitatore: le bellezze paesaggistiche, la flora e la fauna, gli aspetti geologici, la presenza dell’uomo nel tempo.
Il paesaggio
L’ambiente che circonda la Grotta Conza è quello caratteristico ed aspro dei monti di Palermo, dove le rocce calcaree assumono una colorazione variegata dal grigio al rosa al ruggine. Fa da sfondo a tutto questo l’azzurro del mare e del cielo. Percorrendo i sentieri della Riserva, lo sguardo spazia dalla Conca d’Oro, Monte Gallo e Monte Pellegrino, fino ai golfi di Sferracavallo e Mondello.
La flora
Quest’area è caratterizzata dalla foresta mediterranea sempreverde con dominanza di carrubo, olivastro, palma nana e altre specie arbustive.
Le antiche cronache ci riportano che in epoca remota tutte le montagne circostanti erano ricoperte da lussureggianti boschi nei quali era possibile incontrare cervi e cinghiali. Oggi sono caratterizzate dalla presenza della gariga e della prateria steppica. La specie più rappresentative è “l’Ampelodesmos tenax” (in siciliano “ddisa”), sviluppatasi in seguito al passato sfruttamento agro-silvo-pastorale, con il progressivo taglio dei boschi ed il massiccio allevamento di ovini. Con l’abbandono dell’agricoltura si sta assistendo ad un progressivo ritorno della macchia, con la presenza di euforbia arborescente, del pomo di Sodoma, dello straccia brache, della mandragola e dell’asparago. La vegetazione rupestre, che spontaneamente cresce in nicchie ed anfratti protetti, sulle pareti, nei tratti e balze di raccordo tra il pianoro sommitale che sovrasta la grotta, è caratterizzata dalla presenza del cappero, del ficodindia, del timo, del garofano di montagna, del cavolo selvatico e diverse altre specie.
L’ambiente geologico
L’area in cui è ubicata la grotta è caratterizzata dalla presenza di rocce carbonatiche, prevalentemente calcaree. Queste rocce costituiscono l’ossatura dei monti di Palermo, nel cui contesto è inserita la Riserva, e vanno fatte risalire ai periodi geologici del Mesozoico e Terziario. Si sono formate da antichi mari tropicali per opera di organismi animali e vegetali con scheletro e gusci calcarei quali coralli, molluschi, alghe, etc. Qualche centinaio di migliaia di anni fa, la zona fu sconvolta da una gigantesca frana di detrito roccioso che si accumulò sul versante settentrionale del Pizzo Manolfo. La Grotta Conza si è sviluppata nel corpo di questa paleo frana e la sua origine è da imputarsi alla concomitanza di diversi fenomeni come l’azione delle piogge, il carsismo, il mare che lambiva le falde dei monti ad una quota superiore dell’attuale.
La grotta
E’ formata da un unico grande ambiente che misura circa 90 mt. di lunghezza e 30 di larghezza, che si apre con uno spettacolare antro di forma semi-ellittica, ai piedi di una parete verticale circondata da una lussureggiante vegetazione di frassini e carrubi. L’area antistante l’ingresso e la parte iniziale della grotta, che si presentano pressochè pianeggianti, sono caratterizzate dalla presenza di depositi di argille alluvionali. Nella stessa zona si rinvengono i primi segni di frequentazione umana delle popolazioni che utilizzavano la grotta per lo svolgimento delle normali pratiche agro-silvo-pastorali. Si notano infatti resti di recinti per le greggi costruiti con muri in pietra a secco. Sulle volte vi sono tracce di fumo nero dei fuochi dei pastori. La grotta veniva frequentata sin dall’uomo paleolitico. Davanti l’ingresso della grotta sono stati raccolti resti di pasto composti da frammenti ossei di mammiferi e molluschi, utensili litici (in selce e ossidiana) e ceramica, custoditi oggi in parte al Museo Geologico Gemellaro dell’Università di Palermo. Sempre nella stessa zona è possibile ritrovare, in inverno, alcuni laghetti formati dalle acque di percolazione che si raccolgono in presenza di un substrato impermeabile, attorniati da una ricca vegetazione di capelvenere e ortica. La cavità prosegue all’interno della montagna ad andamento ascendente, con una pendenza media di 30 gradi. Da questo punto il percorso è reso accidentato da un imponente accumulo di massi staccatisi dalla volta a causa di crolli.
La presenza di questi massi, accatastati nella parte più bassa, crea 2 differenti ambienti. Il primo è un reticolo di stretti e contorti cunicoli, nel quale trovano rifugio numerosi animali. Il secondo ambiente, più vicino al soffitto, si sviluppa sulla frana per l’intera lunghezza della grotta con un’altezza media di 6 mt. Quest’area presenta numerosi anfratti sul soffitto sconnesso, nei quali si possono localizzare i nidi dell’avifauna presente, oltre ai posatoi dell’allocco. Percorrendo la grotta, man mano che ci si allontana dall’ingresso e la luce si attenua, scompaiono le macchie di alghe sulle pareti dei massi, permettendo di osservare meglio la natura della roccia. Poco sviluppati sono i fenomeni di concrezionamento, composti in prevalenza da microvaschette e colate di calcite.
Meno frequenti le stalagmiti e le stalattiti, a volte ancora in formazione allo stadio di delicate e trasparenti cannule. Anche all’interno della grotta è possibile ritrovare tracce di presenza umana nel tempo, e alcuni vecchi saggi archeologici.
Come si raggiunge la Riserva
Alla Riserva si accede tramite via Luoghicelli, una traversa di viale della Regione Siciliana, nel tratto in cui diventa la bretella lato monte dell’autostrada Pa-TP a Tommaso Natale, quartiere di Palermo.
Via Luoghicelli si imbocca svoltando in direzione Trapani a circa 150 mt. dal sottopassaggio che attraversa l’autostrada nei pressi di via Socrate. Dopo circa 400 mt. in salita si raggiunge un pianoro da cui un comodo sentiero permette di raggiungere la grotta.
 
Per visitare la Riserva
L’area di massima protezione è visitabile tutto l’anno lungo un percorso che, se pur di facile progressione, non è consigliabile ai portatori di handicap. Per effettuare la visita si consiglia l’utilizzo di adeguate calzature con suola incisa, il normale abbigliamento da media montagna e in periodo estivo un berretto e una borraccia con acqua. E’ obbligatoria l’autorizzazione dell’Ente gestore, il rilascio di apposita liberatoria e per i minori l’autorizzazione degli esercenti la patria potestà. L’autorizzazione va richiesta con almeno una settimana di anticipo, telefonando negli uffici della Riserva (DIRETTORE e Coordinatore Riserve: Dott. Gianluca Chiappa Coordinamento Riserve 0916118805. 328.9332615 grotta conza). La visita si può effettuare per gruppi composti da un minimo di 5 ad un massimo di 20 escursionisti, e la sua durata è di circa 1 ora.