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Il sito archeologico
Il sito archeologico noto come Mura Pregne Brucato è localizzato in provincia di Palermo. Più esattamente in contrada Cortevecchia, a circa 6 Km a Sud Est da Termini Imerese e a 4 km a Nord di Sciara, sul versante occidentale di Monte Castellaccio ovvero la propaggine Nord Est del complesso di Monte San Calogero. Dal punto di vista amministrativo, eccetto una piccola porzione, il sito ricade nel comune di Sciara eccetto un piccolo lembo che si trova entro i confini di Termini Imerese.
Fase preistorica e protostorica – Mura Pregne
Il complesso di Mura Pregne è ubicato su un complesso litologico caratterizzato da affioramenti di calcare mesozoico, facilmente fratturabile, che ha originato diverse cavità di origine tettonica e con uno sviluppo relativamente modesto.
Queste grotte sono state frequentate, con ogni probabilità, già durante il pleistocene dalla fauna a vertebrati presente sull’isola. L’origine del toponimo con cui veniva indicata una cavità presente nel sito e oggi scomparsa – grotta del Drago o di Polifemo -sarebbe da ricondursi alla presenza di resti di Elephas, i cui crani presentano un’ampia cavità nasale centrale identificata erroneamente dai primi esploratori come lunico occhio di un ciclope.
In tempi più recenti questa e altre grotte limitrofe sono servite da riparo per diversi nuclei famigliari già nel Paleolitico Superiore Neolitico (13-8 mila anni fa circa), come ipotizzò la Bovio Marconi esaminando reperti litici e frammenti di ceramica raccolti in un saggio di scavo negli anni 30. E’ altamente probabile, quindi, che l’area venne calpestata dai primi uomini che giunsero in Sicilia. Le informazioni su Mura Pregne sono scarse e frammentarie a causa di un’esplorazione archeologica discontinua e parziale. Le diverse campagne di ricerca che si sono succedute (Mauceri nel 1877, Bovio Marconi alla fine degli anni 30, Pesez fra il 1972 e il 1975, più recentemente un gruppo di studio dell’Università di Palermo) si sono limitate a effettuare pochi saggi di scavo o a redigere una cartografia del sito.
Datazione
Sulla sua datazione sono state fatte diverse ipotesi che ne collocano la fondazione nella tarda età del Bronzo (2500 anni fa circa) o nel VII sec. a.C. Sappiamo certamente che su questo sito per svariati secoli prosperò una città, di cui rimangono poche ma imponenti tracce.
La più espressiva di queste è il cosiddetto quadrilatero o recinto. Si tratta di un’area di 450 m2 circondata su da due lati da affioramenti di roccia, da un lato dai resti di un muro eretto con rocce di piccole e medie dimensioni da cui si apre una porticina, dal quarto lato, esposto a nord-est da quella che è chiamata la grande muraglia. Quest’ultima costituisce l’aspetto più suggestivo del recinto: un manufatto ciclopico formato da massi di grandi dimensioni, grossolanamente sbozzati, che formano un muro alto circa 10 metri, largo alla base 3 per una lunghezza di circa 25 metri.
Poco sopra il recinto, in direzione sud-est, si trova un monumento di aspetto dolmenico, un manufatto di incerta funzione probabilmente connesso con il sottostante recinto.
Sia sulla datazione che sull’effettiva funzione di queste strutture non c’è ancora chiarezza di vedute fra gli archeologi che le hanno studiate.
Sul versante orientale di quello che nella topografia IGM è erroneamente indicato come monte Castellaccio è ubicata una necropoli rupestre. Questo sito è stato segnalato recentemente ed è composto da almeno 6 tombe a grotticella, prive di corredo, di circa 2×0,60 m. La datazione proposta è compresa fra la prima e la media Età del Bronzo (da 4 a 2,5 mila anni fa.), senza ulteriori ricerche ne risulta tuttavia problematica una più corretta contestualizzazione.
L’altipiano della Chiusa, a nord della grande muraglia, era il luogo in cui sorgeva un insediamento di incerta collocazione storica, secondo molti di origine di civiltà sicana, e che in seguito, intorno al VII sec. a.C., fu occupata dai Greci provenienti dalla vicina colonia di Imera. Alla colonizzazione greca si riconducono i resti di due necropoli ubicate una a Sud-Est della Chiusa (contrada Franco) e una sul versante Nord Est della collina nonché del ricco materiale ritrovato conservato ora al Museo Archeologico Regionale di Palermo. La città venne poi distrutta da Cartaginesi guidati da Annibale durante la seconda guerra punica nel II sec a.C. Della successiva fase di colonizzazione romana rimangono, nel sito, poche tracce anche se recenti perlustrazioni hanno messo in luce avanzi di quella che potrebbe essere una fattoria romana.
Fase medioevale – Brucato
Maggiore è la documentazione sulla presenza araba nella zona, come attestano gli scavi a Brucato, una piccola ma prospera cittadella fortificata, edificata dagli Arabi per la particolare posizione strategica delle rocche intorno allVIII- IX sec. d.C. La Cittadina, fu successivamente usata come avamposto dagli Angioini durante la guerra del Vespro e infine distrutta dagli Aragonesi nel 1338. Della cittadella sopravvivono i resti delle mura perimetrali del castello (da cui i toponimi di Castellaccio per il cocuzzolo e di Cortevecchia per la contrada), i ruderi di qualche abitazione e i resti di una piccola chiesetta, detta di Sant’Elia, la cui edificazione, dall’esame dell’iconografia delle absidi, è datata XI-XII sec. d. C.. Al periodo aragonese (XIV sec.), e quindi successivo alla distruzione di Brucato, si riconduce un’altra piccola chiesa, ad un’unica navata e di struttura rozza, di cui si conservano frammenti di mura e basamento.
Visite
Ad oggi (agosto 2023) non sono presenti indicazioni di alcun tipo per raggiungere il sito, né pannelli illustrativi, né tabelle direzionali. Il sito, benché interessantissimo, versa in stato di totale abbandono. I manufatti insistono su terreni privati e sono raggiungibili attraverso minuti sentieri che si insinuano nella vegetazione naturale per cui ne consigliamo la visita accompagnati da guide.
Testo e foto inviati da Calogero Muscarella (Guida AIGAE – Guida ambientale Escursionistica presso la Cooperativa Silene) tel.: 3331526549 – calogero@silenecoop.org