“Sicilië, pittura fiamminga”

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23 marzo 2018. Dopo trentadue anni di oblio, è stata svelata a Palermo un’opera fiamminga che ritrae Santa Caterina d’Alessandria, la Martire che convertì tutti ma non il suo aguzzino. Lo svelamento, organizzato dalla Fondazione Federico II e dall’Assessorato ai Beni Culturali, si è svolto presso il Monastero che porta il nome della stessa Santa. Fino ad oggi è stata custodita al Convento dei Frati Cappuccini di Palermo, proveniente dalla Chiesa di San Giacomo, annessa al convento del medesimo ordine, a Bivona.

L’opera (fine del secolo XV- inizi del secolo XVI, olio su tavola, 53,8 x15,3) è una tavoletta, sportello destro di un trittico smembrato, ed è stata riferita al cosiddetto Maestro della Leggenda di Santa Lucia, artista attivo a Bruges, vicino ai modi di Hans Memling e Gerard David. Dopo l’evento, la “Santa Caterina” è stata immediatamente trasferita, con l’utilizzo di importanti misure di sicurezza, a Palazzo Reale dove sarà protagonista della mostra “Sicilië, pittura fiamminga”, che raccoglie per la prima volta le opere fiamminghe presenti in collezioni pubbliche e private siciliane.

La mostra sarà allestita nelle rinnovate Sale Duca di Montalto e apre al pubblico con l’inaugurazione il 27 marzo alle 18 per proseguire fino al 28 maggio. La Santa raffigurata, Caterina, è figlia di aristocratici e originaria di Alessandria d’Egitto, vissuta al tempo dell’imperatore Massimino, qui ritratto ai suoi piedi. Condannata al martirio attraverso una ruota dentata, fu infine decapitata con una spada anch’essa attributo iconografico. 

La mostra, promossa dalla Fondazione Federico II e dall’assessorato regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, presenta una selezione significativa di importanti dipinti fiamminghi provenienti da collezioni pubbliche e private della Sicilia. Il pregevole patrimonio qui raccolto si inquadra in un ampio arco cronologico che va dal tardo Quattrocento al Seicento. Il percorso espositivo si articola attraverso due nuclei tematici strettamente connessi fra loro: da un lato le opere pervenute in Sicilia attraverso i molteplici percorsi del collezionismo e della committenza artistica, dall’altro gli artisti di origine fiamminga e olandese, attivi e pienamente inseriti nel tessuto storico-sociale siciliano già a partire dagli anni centrali del Cinquecento.

L’esposizione ha una protagonista assoluta, un’opera che si svela al pubblico, dopo un silenzio durato trentadue anni: Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. La martire è raffigurata su una tavoletta, in legno di quercia (XXI – XXVIII), e faceva parte insieme all’altra tavoletta di San Rocco di un trittico da devozione. L’autore è un pittore ignoto fiammingo per un’ovvia ragione: la parte centrale del trittico risulta dispersa ed è, quindi, impossibile risalire con certezza alla mano.

Tra le opere in mostra spicca l’opera più famosa di Jean Gossart, detto Mabuse, che è il trittico di Malvagna; opera miniaturista dove vengono rappresentate una Madonna col bambino tra angeli, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Dorotea, mentre sul retro del pannello si trova lo stemma della famiglia dei Lanza; la Deposizione di Jan Provoost, invece, rappresenta, in pieno uno degli esempi più significativi del passaggio dal Gotico al Rinascimento dei Paesi Bassi; mentre della collezione Chiaramonte Bordonaro sarà esposta la Madonna con Bambino di Anton van Dyck, l’allievo di Rubens, che in quest’opera consolida la sua emancipazione dal maestro; altra opera di van Dyck è la Crocifissione (collezione privata Palazzo Alliata di Villafranca) dove il genere da lui coniato si presenta, come evoluzione ed elaborazione personale della maniera di Rubens, e riscosse fin dall’inizio un gran successo per quell’insieme di drammatica verosimiglianza che coglieva il Cristo nell’attimo esatto dello spirare; di alto valore artistico è la Circoncisione di Simone de Wobreck, un olio su tavola dove sono evidenti le tipiche inclinazioni patetico-devozionali del tardo manierismo e il decorativismo dello schema compositivo; non meno significativa è la presenza dell’olandese Mattia Stomer con l’opera La morte di Catone contraddistinta da una plasticità voluminosa dell’incarnato e un forte impasto cromatico. Questa pittura presentava un’inedita concezione figurativa in cui il descrittivismo minuto e lenticolare di figure, ambienti, paesaggi viene a coordinarsi con un particolare utilizzo espressivo del colore. Dal terzo decennio del Cinquecento gli artisti fiamminghi incontrano il rinascimento italiano e i pittori del primo manierismo maturando una nuova una ricerca compositiva di grande equilibrio, tipica delle scuole pittoriche di Anversa. Dal primo Seicento la nuova ventata del naturalismo caravaggesco segna anche in Sicilia, con van Dyck, Honthorst, Stom e Houbraken, una nuova centralità della pittura fiammingo-olandese.

(fonte)

 

Sicilië – Pittura Fiamminga
Palazzo Reale – Piazza Indipendenza, 1, 90129 Palermo PA
28 marzo – 28 maggio 2018

Orari
Lunedì/venerdì dalle ore 8.15 alle ore 17.40
(ultimo biglietto ore 17,00 – last ticket 5.00 p.m.)

Domenica e festivi dalle ore 8.15 alle ore 13.00
(ultimo biglietto ore 12,15 – last ticket 12.15 a.m.)

Chiusura straordinaria alle ore 21.00 (ultimo ingresso ore 20.00) nei giorni
22, 23, 24, 25, 28, 29, 30 Aprile – primo Maggio e 2 e 3 Giugno 2018

COSTO BIGLIETTI

Ingresso solo mostra
Intero € 6,00
Ridotto
– Ragazzi di età compresa tra 14/17 anni  € 3,00
– Studenti in visita didattica scolastica     € 1,00

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