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La Chiesa prospetta su via Giovanni da Procida che, prima degli sconvolgimenti provocati dal taglio di via Roma, proseguiva in via Grande Lattarini formando con la Discesa dei Giudici (allora unico asse viario) una croce di strade, risalente al 1508, con funzione di collegamento fra il Palazzo Pretorio e la Vicaria.
Quindi, la collocazione della Chiesa coincise con la sua funzione storica, perchè i confrati della omonima Compagnia che in essa ebbe sede, assolvevano al triste compito di assistere spiritualmente i condannati a morte con digiuni e preghiere nei tre giorni precedenti l’esecuzione. La tradizione racconta che nel 1616 alcuni confrati avevano visto un certo Francesco Anello andare verso la forca senza prima essersi pentito delle sue colpe. Per tale motivo le “pie pratiche” tendevano ad impetrare la conversione del reo, mentre la campana della chiesa, specie nelle ore notturne, ripeteva i suoi lenti e funebri rintocchi tante volte quanti erano i “rei” da giustiziare.
Il momento dell’esecuzione, poi, veniva annunciato attraverso una rete di vedette dislocate lungo tutto il percorso tra la chiesa e il “Piano della Marina”; allora, un predicatore impartiva la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento ai numerosi fedeli, inginocchiati, che impetravano la salvezza delle anime dei giustiziati.
Dopo essere stata ospitata in un Oratorio della Chiesa di San Girolamo, poi in San Nicolò da Tolentino ed infine in San Vincenzo Ferreri dei “confettieri”, la Confraternita ebbe la sua propria chiesa, costruita nel 1630. Tra il 1778 e il 1784 essa fu rinnovata dalle fondamenta ad opera dell’arch. Antonio Interguglielmi.
La facciata è semplice e severa, secondo schemi compositivi tardo settecenteschi. Hanno funzione decorativa i timpani triangolari e curvilinei allineati in successione verticale dal portale al coronamento.
L’interno è semplice ed è costituito da un’aula terminante in una vasta abside semicircolare: Degli affreschi monocromi raffiguranti storie della SS.Vergine sono opera di Elia Interguglielmi del 1782. I quadri posti sugli altari laterali sono stati dipinti, pure, da E.Interguglielmi.
Di magnifica fattura è l’altare maggiore, in marmi policromi, in cui si inseriscono rilievi eseguiti da Ignazio Marabitti; al di sopra di esso troneggia il quadro della “Madonna degli Agonizzanti” del XVIII sec. raffigurante un condannato a morte assistito dai confrati che pregano perchè la sua anima venga accolta in cielo; in fondo il carcere della Vicaria e la Chiesa di S.Maria di Portosalvo contestualizzano la narrazione e costituiscono documento delle tristi consuetudini del tempo.
Un quadro, che rappresentava l’uso dei “confratelli che si adoperavano per salvare l’anima dei giustiziati, già in sacrestia, oggi si trova al Museo Diocesano.
Visite: prendere contatti con il Centro Diocesano.