Riapre Palazzo Chiaramonte – Lo Steri

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Riceviamo e pubblichiamo
 
 

 

 

 

 

 

Il Palazzo dei Chiaromonte, con il soffitto ligneo della Sala magna, da poco restaurato, la carceri dell’Inquisizione spagnola, e la “Vucciria” di Renato Guttuso.
Proprio la “Vucciria” è protagonista di questa apertura, con un nuovo allestimento museale che ricrea voci e suoni del mercato palermitano.

Un’operazione importante che riconsegna a Palermo non soltanto uno dei suoi complessi monumentali più importanti, ma anche il racconto stratificato della città che parte dalla dinastia trecentesca dei Chiaromonte.

Noto come lo “Steri”, nacque come dimora della potente famiglia Chiaromonte a ridosso dell’antica Kalsa, su una grande distesa di terre paludose che vennero bonificate. Nasceva così l’“Hosterium Magnum”, simbolo dell’autorità politica e della ricchezza del casato. Il palazzo racchiude in sé sette secoli di storia della Sicilia, esempio dello stile architettonico che si andava affermando all’inizio del ‘300.

Dopo la fine dei Chiaromonte, il palazzo divenne sede vicereale tra il 1468 e il 1517, per venire poi assegnato a nuove funzioni istituzionali. Nei secoli successivi, tra 1601 e il 1782 fu sede dell’Inquisizione spagnola, periodo in cui vennero costruite le carceri e le celle delle torture al piano inferiore, oggi parte del percorso di visita dello Steri. Da fine Settecento il palazzo diventa sede della Dogana, poi dei Tribunali del Regno, fino ad essere acquisito nel 1967 dall’Università di Palermo che ne affida nel 1972 il restauro ad un’equipe di architetti (Roberto Calandra, Camillo Filangeri, Nino Vicari) con la consulenza fino al 1978 (anno della sua morte) di Carlo Scarpa. Egli riuscì a firmare un recupero moderno, conservativo, che prevedeva solo materiali compatibili con l’epoca storica e soluzioni geniali per sanare danni da interventi precedenti. E’ lo Steri che appare oggi.


Il soffitto ligneo della Sala Magna

Certamente tra i più grandi esempi dell’arte trecentesca, il soffitto della Sala Magna o Sala dei Baroni è una rarissima testimonianza di architettura lignea di un edificio non religioso. La sua costruzione prese il via nel 1377 con la realizzazione delle tavolette lignee che ricoprono le ventiquattro travi e le mensole del soffitto, vera narrazione visiva di amor cortesi, duelli e scene di caccia. Oggetto di un recente restauro, concluso alla fine del 2019, il soffitto è straordinario e unico nel suo genere. Il recupero ha riportato in vita gli straordinari colori delle tavole, che compongono una vera “bibbia” medievale.

 


Le carceri dell’Inquisizione

Prigionieri, condannati, in attesa di giudizio o semplici dimenticati: si calcola che furono 7.161 coloro che dovettero presentarsi di fronte al tribunale dell’Inquisizione e nessuno ne uscì indenne. Un numero altissimo se si considera che il tribunale poteva emettere giudizi e condannare soltanto chi si era macchiato di reati contro la fede e non di crimini comuni. Alle mura delle carceri i prigionieri affidarono i loro pensieri: graffiti, disegni, iscrizioni, narrazioni che formano un enorme libro doloroso, ma anche un affresco del periodo e uno dei più preziosi ed interessanti esempi di scrittura muraria dell’età moderna europea. ,

 

La Vucciria di Renato Guttuso

“Il quadro è una sintesi di elementi oggettivi, definibili, di cose e persone: una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra. E vuole essere soprattutto, un segno di gratitudine, a livello delle mie forze, per il grande debito che ho nei confronti della mia città.”Renato Guttuso.

 

 

La Vucciria è di certo la tela di Palermo, adottata dalla città sin dalla sua nascita, scatenando una guerra tra istituzioni per il suo acquisto, con lettere infuocate tra il Comune e la Regione. Ma fu lo stesso Renato Guttuso a decidere di donarla all’Università degli Studi di Palermo e chiedere che venisse esposta allo Steri.

Un nuovo spazio per la Vucciria

Lo spazio accoglierà la Vucciria, la tela che Renato Guttuso dipinse nell’arco di alcuni mesi nel 1974 e che è stata allestita nell’antica sala delle Armi del palazzo medievale, al piano terra, dove era stata sistemata nel 2004 su iniziativa dell’allora rettore Giuseppe Silvestri. In seguito fu spostata nella stanza del prorettore vicario e poi nella Sala dei Baroni al primo piano: oggi, dopo una lunga trasferta a Roma, nella Sala della Lupa a Montecitorio, la tela di Guttuso è tornata finalmente nella città che da sempre l’ha riconosciuta come sua opera-simbolo. Grazie ad un particolare studio sul sistema di illuminazione e adeguati puntamenti, la Vucciria balza fuori in tutta la sua prorompente e unica bellezza: le figure sbozzate si muovono tra pesci, frutta, verdura, quarti di carne “una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra” scrive lo stesso Guttuso. Avvicinandosi al quadro, si ascolteranno le voci del mercato – le tipiche “banniate” – registrate e conservate negli archivi del Cricd, il Centro regionale del Catalogo. L’allestimento curato da Marco Carapezza, Paolo Inglese e Maria Concetta Di Natale e realizzato dall’architetto Maria Carla Lenzo, è completato da alcuni pannelli con biografia, note critiche, scritti di colleghi e intellettuali, uno schizzo pubblicato dal Villabianca dell’antica Bocceria; sui monitor scorrono contributi video dalle Teche Rai, dal “Diario di Guttuso” realizzato da Giuseppe Tornatore nel 1982 e dal documentario del 1975 “Come nasce un’opera d’arte. Renato Guttuso”, oltre ad una postazione dove ascoltare la voce del grande pittore bagherese.

Modalità di visita

  • Orari: da lunedì a venerdì, dalle ore 15.00 alle 20 / sabato, domenica e festivi, dalle ore 10.00 alle 20.00. La biglietteria chiude un’ora prima
  • Biglietti di ingresso: intero euro 8.00 / ridotto euro 5.00 (Gruppi da 10 persone, Over 65, Ragazzi 10-17, Architetti, Guide certificate, Insegnanti, Studenti universitari) / euro 3.00 (Dipendenti Regione Sicilia e MIBACT, Autorità, Giornalisti, Dipendenti Unipa)

Steri – Palazzo Chiaramonte, piazza Marina, 59 – Palermo