Porta della Dogana

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Questa porta detta anche della “Doganella” (a’ duaniedda), oggi non è più esistente perché abbattuta verso il 1852 in quanto creava problemi al traffico veicolare di quei tempi.
Con lei scomparve anche uno degli angoli più suggestivi della Palermo d’allora che conosciamo attraverso le varie opere pittoriche, a noi pervenute, che hanno immortalato questi luoghi. Era una delle cinque porte che si aprivano sull’arco della Cala ed era la prima che si incontrava provenendo dal Foro Italico. Attraversata questa porta. realizzata in pietra tufacea nel 1570, ci si immetteva nel “Cassaro morto” e nella Piazza Marina. Tutte le merci che provenivano dal mare prima di essere stoccate nei magazzini della città dovevano passare per questa porta allo scopo di fare pagare le gabelle di rito.
La porta si trovava in prossimità della Chiesa di Santa Maria della Catena che era affidata all’Ordine dei Padri Teatini che accanto possedevano una loro Casa (oggi, Archivio di Stato).
Anche per questo motivo nel 1630, da questa piazza si diparti una maestosa cavalcata, che il Senato Palermitano, i nobili della città e le congregazioni Religiose cittadine nei loro diversi ruoli, organizzarono in onore di San Gaetano da Thiene fondatore dei Padri Teatini nel giorno vigilia della sua beatificazione per le mani del papa Urbano VIII, che si concludeva con solenni cerimonie nella Chiesa di San Giuseppe ai Quattro Canti. 
Nelle “vedute” già menzonate che ci hanno tramandato la bellezza di questo angolo della città, risalta, quasi sempre, in primo piano il monumento a Filippo V posto ad angolo con la Chiesa il primo maggio del 1701. La statua era opera di G. B. Ragusa ma statua e pedistallo erano stati disegnati dall’arch. del Senato Paolo Amato.
Nel 1718 la statua venne rimossa ed il piedistallo venne utilizzato dai Padri Teatini in un altro luogo per celebrare il loro “fondatore” con una statua posta all’angolo della loro casa principale in via dell’Università. Oggi questa statua,opera di F. Pennino, si trova  in via Santo Ciro nella borgata di Brancaccio. 
Nel 1734, su un nuovo piedistallo, venne rialzata la statua di Filippo V, riesumata e restaurata per poi essere di nuovo spostata nell’allora  “Foro Borbonico” a fare compagnia alle statue di Carlo II, Carlo III e dell’allora felicemente regnante Sua Maestà Ferdinando III.
Il piedistallo della piazzetta della doganella così era rimasto vuoto e necessitava di un nuovo occupante. Si pensò ad una statua di Filippo IV che si trovava nei magazzini di Palazzo Reale che fù, seduta stante, trasformato in Filippo III  con una lapide marmorea giustificativa.
I rivoluzionari del 1848 completarono l’opera: in una sola giornata abbatterono tutte le statue che celebravano i sovrani spagnoli e contribuirono alla scomparsa di questo pittoresco ambiente.