Piazza Pretoria o Piazza della Vergogna

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La fontana è stata realizzata nel 1554 dallo scultore fiorentino Francesco Camilliani per il giardino del nobile spagnolo Don Luigi Toledo, suocero del Gran Duca di Toscana Cosimo I dei Medici.
Una ventina di anni dopo, per far fronte ad una situazione debitoria dei Toledo, venne venduta al Senato palermitano e giunse a Palermo nel 1574.
 
Piazza della Vergogna, come comunemente i palermitani chiamano Piazza Pretoria, deve il suo nome, non come si potrebbe credere alla nudità dei corpi, ma all’ingente somma di denaro che il Senato palermitano dovette sborsare, ventimila scudi (ottomila onze), per il suo acquisto. Dato il momento storico di miseria, epidemie e carestia di quegli anni, sembra che i palermitani gridassero quando uscivano dal palazzo i componenti del Senato : “Vergogna, Vergogna”.
La fontana si presenta su tre lati circondata da edifici: il Palazzo Pretorio, la Chiesa di Santa Caterina e due palazzi baronali: Palazzo Bonocore e Palazzo Bordonaro. Il quarto lato si affaccia su via Maqueda.
La spiegazione del significato delle statue “della vergogna” si deve al poeta monrealese Antonino Veneziano che reinterpretò in chiave locale gli aspetti mitologici e simbolici della fontana. La fontana è a pianta ellittica.
– Nel primo ordine è cinta da eleganti balaustre, interrotti da quatto grandi accessi scanditi ognuno da due statue “termini”, colossali mezze figure virili e muliebri. 
La Fontana Pretoria è piena di significati nascosti ad iniziare dalle sopracitate 8 statue “termini ” poste all’estremità degli accessi e ne delimitano i confini. Ma queste   statue rappresentano anche le estremità che delimitano lo spazio ed il tempo, una sorte di porta che consente l’accesso alla Gerusalemme celeste.
I nasi di molte statue, come ricordato per metà animale e per l’altra uomo, sembrano posticci perchè secondo un antico racconto sono stati rotti dai messinesi, invidiosi del riconoscimento di Palermo quale capitale del Regno, durante il trasporto delle statue nelle casse. E poiché il taglio del naso era la pena inflitta ai magnaccia è chiaro il messaggio che i messinesi mandarono ai palermitani.
– Il secondo ordine con quattro scalinate presenta altrettante peschiere, ciascuna con sei nicchie ornate da teste di animali. Al margine di ogni peschiera è collocata un’ampia vasca, sul cui bordo giace una grande statua che rappresenta un fiume ed è fiancheggiata da altrettante statue di Tritoni, Nereidi e Sirene. Col trasferimento della fontana da Firenze a Palermo, l’Arno con i suoi affluenti, come il Mugnone, divenne l’Oreto. Ercole, posto proprio davanti al Palazzo, è rappresentato con una grossa clave e simboleggia la potenza del Nilo. Dalla parte opposta vi è il fiume Papireto, mentre la sorgente del Gabriele, che sono le acque più buone di Palermo, è rappresentata da una donna.
I gruppi principali della fontana sono in marmo di Carrara mentre altri elementi sono in marmo di Billiemi come le quattro scalinate di cui è incerta la denominazione (scala di Ade, scala delle divinità romane, scala d’amore….)
Altro personaggio mitologico rappresentato è Euterpe con dietro una statua alata che è senza dubbio Pegaso. Nella mitologia greca Euterpe (greco Ευτέρπη, colei che rallegra) è una delle Muse, figlie di Zeus e Mnemosine. È la musa della musica, più tardi anche della poesia lirica.
Nel piano superiore vi è Opi (Cibele e Rea) la dea primigenia romana della terra, e ancora si vede Mercurio e la Venere Verticordia i cui influssi assicuravano la castità nel matrimonio. Vi è anche la Venere Callipigia, che guarda Adone dall’ altra parte. Ed ancora Cerere o Demetra, dea delle messi della fertilità.
Cerere sta guardando suo figlio Trittolemmo.
Nel centro del secondo ordine si apre una grande vasca dalla quale emergono due mostri marini che sorreggono una prima tazza con quattro oche di marmo attorno. In cima troneggia un putto erroneamente considerato dal poeta Antonio Veneziano il Genio di Palermo.
La stele che sovrasta la fontana è sorretta da quattro tartarughe simbolo della transizione tra cielo e terra. La base rappresenta l’arca di Noè dove, come è noto, si trovavano tutte le specie animali, mentre il secondo piano simboleggia la Gerusalemme celeste.
Al Camilliani si ispirò probabilmente G. Bernini che nel 1654 realizzò a Piazza Navona la fontana dei quattro fiumi. A proposito della Fontana del Camillinai Giorgio Vasari scrisse: “fonte stupendissima che non ha pari in Fiorenza, nè forse in Italia: e la fonte principale, che si va tuttavia conducendo a fine, sarà la più ricca e sontuosa che si possa in alcun luogo vedere, per tutti quegli ornamenti che più ricchi e maggiori possono immaginarsi, e per gran copia d’acque, che vi saranno abbondantissime d’ogni tempo” (Vasari-Milanesi, VII. p.628).“.
Fonte: Conversazione su “Storia, Simboli e misteri della Fontana Pretoria” organizzata dall’associazione culturale “I luoghi della Sorgente”