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L’Arvis, Associazione per le Arti Visive in Sicilia, è stata costituita nel gennaio 1979 da un gruppo di fotografi al fine di creare a Palermo un centro di scambi culturali e di dibattiti legati alle arti visive ed alla fotografia in particolare, ciò non soltanto riguardo al momento contingente di questa disciplina a Palermo ed in Sicilia, ma anche per tentare una storia della fotografia della città.
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Come ogni arte, la fotografia non rappresenta la realtà, non la imita, non la riproduce: ne è la rilettura, la libera rielaborazione. L’associazione Arvis ospita la mostra fotografica “Iddu ccà iddu ddà” di Marcello Cataliotti Natoli, dal 22 febbraio al 9 marzo.
Questo breve viaggio al mercato di Ballarò lanima del centro storico di Palermo, è stato concepito tre anni fa, attraverso gli scatti di uno smartphone, con cui riesce a restituire anche immagini piene di significato.
Le foto di Marcello Cataliotti Natoli obbediscono a unempatia così intensa con il loro oggetto da lasciare disorientati. Non semplice documentazione di un dato, ma prolungamento della vita segreta che quel dato racchiude in sé. Non una raffinata ricezione di quel che intercetta il campo visivo, ma respiro di quel che viene catturato, liberazione delle energie che ogni elemento a suo modo possiede.
Fotografare è per Cataliotti Natoli rinascita di quel che è stato visto/vissuto, attenzione amorosa allinanimato (porte, tavoli, strumenti di lavoro, bicchieri, squarci di interni, strade) che in quanto tale è adatto a creare un discorso sempre aperto nellambito della fruizione.
Le istantanee di questo artista che si è cimentato con il teatro, la scrittura, la tecnica mista (e dunque ha dimestichezza con tutte le salutari ambiguità del linguaggio) si spingono ben oltre ogni codificazione estrema di realismo e instaurano con lo spettatore una comunicazione silenziosa proprio attraverso il mezzo dellalienazione contemporanea (il telefono cellulare), non più simbolo di assimilazione passiva, ma di interazione fertile con il contesto.
Cataliotti Natoli sa che la fotografia è un conto non saldato con il tempo. Non tanto perché oppone persistenza a fugacità, esigenza che accomuna le più disparate forme darte, ma perché ridefinisce in modo continuo e beffardo i confini della visione.
Locchio non smette di dialogare con ciò che è stato fissato e che innesca un cortocircuito con il presente, un presente che non si contrappone a quello che è stato fotografato, ma se ne lascia contaminare, fino a dissolvere ogni diaframma rispetto a quel che è intimamente legato a un dove e a un quando.
Questo breve viaggio al mercato di Ballarò lanima del centro storico di Palermo, è stato concepito tre anni fa, attraverso gli scatti di uno smartphone, con cui riesce a restituire anche immagini piene di significato.
Le foto di Marcello Cataliotti Natoli obbediscono a unempatia così intensa con il loro oggetto da lasciare disorientati. Non semplice documentazione di un dato, ma prolungamento della vita segreta che quel dato racchiude in sé. Non una raffinata ricezione di quel che intercetta il campo visivo, ma respiro di quel che viene catturato, liberazione delle energie che ogni elemento a suo modo possiede.
Fotografare è per Cataliotti Natoli rinascita di quel che è stato visto/vissuto, attenzione amorosa allinanimato (porte, tavoli, strumenti di lavoro, bicchieri, squarci di interni, strade) che in quanto tale è adatto a creare un discorso sempre aperto nellambito della fruizione.
Le istantanee di questo artista che si è cimentato con il teatro, la scrittura, la tecnica mista (e dunque ha dimestichezza con tutte le salutari ambiguità del linguaggio) si spingono ben oltre ogni codificazione estrema di realismo e instaurano con lo spettatore una comunicazione silenziosa proprio attraverso il mezzo dellalienazione contemporanea (il telefono cellulare), non più simbolo di assimilazione passiva, ma di interazione fertile con il contesto.
Cataliotti Natoli sa che la fotografia è un conto non saldato con il tempo. Non tanto perché oppone persistenza a fugacità, esigenza che accomuna le più disparate forme darte, ma perché ridefinisce in modo continuo e beffardo i confini della visione.
Locchio non smette di dialogare con ciò che è stato fissato e che innesca un cortocircuito con il presente, un presente che non si contrappone a quello che è stato fotografato, ma se ne lascia contaminare, fino a dissolvere ogni diaframma rispetto a quel che è intimamente legato a un dove e a un quando.
E nelle immagini del siciliano latemporalità dellascolto visivo diviene riscoperta di quel che i sensi possono cogliere.
Indirizzo: Via Giovanni di Giovanni 14 – 90139 Palermo – Vedi mappa
Telefono: 327.3821946
Dal 22 febbraio al 9 marzo 2019
Visitabile dal lunedì al sabato dalle 18.00 alle 20.30: Domenica chiuso
Ingresso gratuito