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L’assassinio di Gaio Giulio Cesare, avvenuto il 15 marzo del 44 a.C. (le Idi di marzo), a opera di un gruppo di circa sessanta senatori i quali si consideravano custodi e difensori della tradizione e dell’ordinamento repubblicani e che, per loro cultura e formazione, erano contrari a ogni forma di potere personale. Perciò, temendo che Cesare volesse farsi re di Roma (concetto impensabile per i Romani), decisero che era giunto il momento di uccidere il dittatore. Alcuni di loro furono comunque spinti a compiere questo gesto da motivi meno nobili, come il rancore, l’invidia e le delusioni per mancati riconoscimenti e compensi.
« Cosa ancor più straordinaria, molti dicono che un certo veggente lo preavvisò di un grande pericolo che lo minacciava alle idi di marzo, e che quando giunse quel giorno, mentre si recava al Senato, egli chiamò il veggente e disse, ridendo, “Le idi di marzo sono arrivate”; al che egli rispose, soavemente, “Sì; ma non sono ancora passate” »
(Plutarco)
Ninni Paternò, attore, leggerà di Shakespeare:
L’orazione funebre di Antonio (fonte)