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Celebra la liberazione della città dalla peste del 1624, dopo il ritrovamento delle reliquie della ‘Santuzza’ sul Monte Pellegrino. Prende il via a Palermo la 394^ edizione del Festino di Santa Rosalia, patrona di Palermo, che celebra la liberazione della città dalla peste del 1624, in seguito al ritrovamento delle reliquie della ‘Santuzza’ sul Monte Pellegrino. ‘Palermo Bambina’ è il filo conduttore di questa edizione del “Festino” ricco di eventi tra sacro e profano che ci terranno compagnia per ben otto giorni, dall’8 al 15 Luglio.
I festeggiamenti, come vuole la tradizione, raggiungeranno il culmine il 14 luglio con la sfilata del carro. In via del tutto eccezionale invece, la preziosa urna argentea contenente le sacre reliquie girerà per le carceri di Palermo: Ucciardone, Pagliarelli, Malaspina a Palermo e Cavallacci a Termini Imerese e le offerte raccolte durante le Messe saranno destinate proprio ai detenuti. Tra gli eventi da non perdere la spettacolare rievocazione della vita della Santuzza sul sagrato della Cattedrale con lo spettacolo “Per amore del mio Signore” (giovedì 12 luglio alle 21.15).
Momento clou dei festeggiamenti, dopo il grande Corteo “profano” del 14 luglio che precede la sfilata del Carro trionfale, è la solenne processione di domenica 15 luglio, con la solenne processione della preziosa vara d’argento contenente le reliquie della Santa che si muoverà tra le vie del centro storico, dal Cassaro a piazza Marina, accompagnata da tutte le Confraternite della città, dagli ordini religiosi, dal clero, dalle autorità cittadine e dalla grande folla di fedeli e devoti.
Per chi non può partecipare alla processione dell’urna c’è la possibilità di seguire la diretta streaming sui siti web e sulle pagine Facebook della Cattedrale di Palermo e dell’Arcidiocesi di Palermo.
Da lunedì 2 a sabato 7 luglio ore 7.30 e 18.00: S. Messe celebrate nella Cappella di Santa Rosalia.
Il 15 Luglio è un giorno speciale per i palermitani, poichè si festeggia la Santa Patrona della città, Santa Rosalia, affettuosamente chiamata dai cittadini, “la Santuzza”. Il Festino, come è comunemente chiamato l’insieme dei festeggiamenti, è considerata la festa più importante di Palermo e, fin dal passato, ha rappresentato un elemento di forte attrattiva e di grande suggestione per i letterati e gli artisti e, ai giorni nostri, per i turisti che, in quei giorni, si trovano a visitare Palermo. Il Festino è una festa religiosa nella quale pesano molte contaminazioni popolari: straordinaria mescolanza tra sacro e profano delinea, quindi, l’espressione della grande devozione dei palermitani a Santa Rosalia.
Rosalia, vissuta nel XII secolo, durante la dominazione normanna, era figlia del duca Sinibaldo della Quisquina e delle Rose (località tra Bivona e Prizzi), nipote per parte di madre di re Ruggero d’Altavilla. Durante una battuta di caccia su Monte Pellegrino, Ruggero fu salvato dall’aggressione di un leone dal principe Baldovino: in premio, quest’ultimo chiese al re la mano di Rosalia. Sentendosi consacrata al Signore, la fanciulla fuggì dal Palazzo Reale, vivendo da eremita prima sul monte della Quisquina, dove trascorse dodici anni e poi, fino alla morte, in una grotta su Monte Pellegrino. Il culto della Santa si diffuse velocemente in tutta la Sicilia, lo testimoniano i diversi esempi iconografici e le numerose chiesette e cappelle a lei dedicate fin dall’epoca medievale. Ma il maggior impulso alla divulgazione della venerazione alla Santuzza si ebbe quando una terribile epidemia di peste sconvolse Palermo, dal giugno 1624 al febbraio 1626: secondo alcune stime, in città morirono quasi 30mila persone su una popolazione di circa 120mila abitanti. Nel frattempo, su Monte Pellegrino si scavava, infatti, qualche tempo prima, una donna del popolo, Geronima La Gattuta, inferma per una grave malattia, aveva sognato una fanciulla in abito monacale che le aveva promesso la guarigione se si fosse recata in penitenza sul monte; qui giunta a sciogliere il voto, la fanciulla le era apparsa nuovamente in sogno, indicandole una grotta in cui scavare per ritrovare il suo sepolcro. Il 15 luglio, il marinaio Vito Amodeo fu il primo a rinvenire un teschio e numerose ossa incastrate in un grande masso. Per tutti fu immediato il suggestivo collegamento con Santa Rosalia: il suo culto in città era finora piuttosto marginale, ma a quel punto si rinsaldò quel filo sottile della memoria popolare che ricordava la normanna vergine romita sul monte della città. Diffusasi subito la notizia del ritrovamento delle ossa, il cardinale Giannettino Doria si mosse con estrema cautela: dispose che esse venissero trasportate e custodite nel Palazzo Arcivescovile in attesa di un attento esame per accettarne l’autenticità. Il 13 febbraio 1625, il giovane Vincenzo Bonello, che aveva appena perso la moglie per il contagio, s’inoltrò su Monte Pellegrino per farla finita. Qui, incontrò una giovane pellegrina con un’aureola che gli disse di essere Rosalia, che le ossa ritrovate erano le sue e che la peste sarebbe cessata soltanto se esse fossero portate in processione per le strade della città, gli ordinò di riferire tutta al cardinale. Il 22 febbraio, la Consulta medico-teologica proclamò il riconoscimento dell’autenticità delle ossa, che furono trasferite in Cattedrale. Il Senato decise che le reliquie dovessero essere custodite in un’urna d’argento, che fosse costruita una sontuosa cappella in cattedrale e un’altra su Monte Pellegrino e che il 15 di ogni anno l’urna dovesse essere portata in solenne processione. Sotto la spinta dell’entusiasmo popolare, il 9 giugno dello stesso anno, il Senato organizzò una processione trionfal e dell e s poglie mortali della Santa nell’ambito di una sontuosa festa che durò nove giorni, durante i quali la città divenne un tripudio di luci, broccati, arazzi, archi di trionfo, statue, festoni di fiori. La peste comincia sensibilmente a decrescere e il 4 settembre 1625, giorno della nascita di Rosalia, fu pubblicato il bando che dichiarava la fine del terribile male. Anche la grotta su Monte Pellegrino, dove furono rinvenute le ossa della santa, divenne immediatamente luogo di culto e ciò portò alla realizzazione di un Santuario a lei dedicato. Molti testimoni dei primi festini sostengono con insistenza l’incapacità della scrittura di descriverne le meraviglie. Uno dei grandi viaggiatori del ‘700, Jean Houel, scrive: “Si accorre a Palermo per questa solennità da tutte le parti della Sicilia, del Regno di Napoli e anche di tutta Europa; almeno la maggior parte degli stranieri che sono in Italia non mancano di passare lo Stretto per godere di questa festa”. Patrick Brydone, nel 1773, lo definì:”lo spettacolo più bello d’Europa”. Ed è, appunto, la spettacolarità fastosa che desta stupore a caratterizzare da sempre le celebrazioni in onore di Santa Rosalia, dove il ringraziamento popolare per il miracolo della liberazione dalla peste si inserisce nella tipologia della festa barocca e nelle ragioni di trionfale ostentazione volute dalla classe politico-religiosa dominante. il Festino divenne così, anche, la glorificazione della città e dei suoi governanti. Il culmine dei festeggiamenti si ha nei giorni 14 e 15 luglio. La maggior attrazione del 14 luglio è rappresentata dal Carro Trionfale, una gigantesca macchina scenica realizzata per la prima volta nel 1686, alla cui sommità troneggia la statua di Santa Rosalia, coronata di rose, il quale percorre il Cassaro, ovvero via Vittorio Emanuele, fino a Porta Felice, accompagnato da musici e cantori, la giornata si chiude con gli spettacolari giochi pirotecnici a mare. Il 15 luglio, invece, è dedicato alla festività religiosa con la processione dell’urna argentea, contenente le reliquie della Santuzza, lungo le vie del centro storico.
La devozione palermitana per Rosalia è profonda e contraddittoria come tutte le cose di casa nostra. Profonda perchè il palermitano non si accontenta di celebrarla una volta sola. Ha bisogno di due date: il 15 luglio e il 4 settembre. A metà luglio, è la Santa a scendere in città circondata dall’amore e dalla devozione di migliaia di persone; il 4 settembre (giorno della nascita della Santa), sono i palermitani che ricambiano la visita, quando fanno l’acchianata, cioè vanno a piedi lungo l’antica strada che dalle falde porta alla grotta sul Monte Pellegrino. Il luogo deputato dell’incontro tra la Santa e la cittadinanza, nel Festino di luglio, è il Foro Italico che, per l’occasione si riempie di bancarelle dove si replica un rito gastronomico fortemente legato all’evento. Ci sono i mulunari con le angurie che galleggiano nelle vasche di acqua ghiacciata, i venditori di fichi d’india, i venditori di calia e simenza, ovvero ceci tostati e semi di zucca, ma, dove si possono anche gustare i luppini, le fave secche tostate, i cruzziteddri (castagne secche), la cubbaita (dolce di zucchero), la mandorlata e la nocciolata, ma il Festino è, soprattutto, il trionfo dei babbaluci, le lumache.
Questa’anno si festeggia la 394° edizione del Festino, dal 10 al 15 luglio 2018. Il tema scelto per questa edizione è “Palermo Bambina“, l’esaltazione dell’infanzia e dei bambini con la loro capacità di rappresentare nel presente la speranza del futuro, nell’anno di Palermo Capitale della Cultura. Direttori artistici Lollo Franco e Letizia Battaglia. A breve sa rà disponibile il programma completo della manifestazione.
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