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Posto sulla prima cantoria, a destra nella navata, lo strumento è dotato di una cassa in legno dipinto e dorato sorretta da telamoni; le 33 canne di facciata, in stagno pressoché puro, sono divise in tre campate a cuspide da 11 ciascuna.
Di fronte, sulla cantoria opposta, un trompe-loeil raffigura una facciata dorgano.
La data di costruzione dello strumento è stata rinvenuta, a sinistra sotto il somiere, in una iscrizione su cartiglio manoscritto Antoninus La Manna Panormite Feciti Anno Domini 1756.
Una seconda iscrizione, analogamente posta sotto il somiere, ma sul lato destro, ci informa della probabile committenza avvenuta Nel Glorioso Governo delle Ec. Sig.re La Sig.ra Donna Stefania Aragona Priora di questo Ven.le Monastero 1756.
Intorno al 1950, un organaro avellinese aggiunse i primi quattro semitoni, lo strumento viene trasferito nella cantoria sovrastante il vestibolo e viene applicato lelettroventilatore; vengono applicati nuovi mantici e gli originali, messi in disparte, vanno perduti; viene sostituita la tastiera e la pedaliera con meccanica sospesa. Lo strumento viene quindi chiuso in una cassa angusta, di qualità molto scadente e del tutto priva di decorazioni.
Solo dopo il restauro, effettuato tra il 1993 ed il 1994 dalla ditta Zanin Cav. Francesco di Codroipo, lo strumento ritrova la collocazione originaria e, grazie alla metodologia filologica adottata, si è potuto tornare al modello costruttivo voluto dal La Manna.
I pomoli dei registri sono in ottone, disposti in due colonne a destra della tastiera, con azionamento a premere.
Il quadro fonico, in discrete condizioni di conservazione, ci è pervenuto pressoché completo per cui è stato necessario ricostruire solo un piccolo numero di canne mancanti.
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