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Davanti alla bellisima facciata della Chiesa di San Domenico, pantheon della città di Palermo si erge solenne la colonna dell’Immacolata Concezione. Questo monumento fu voluto dal re Carlo VI e fu progettato dall’architetto Tommaso Maria Napoli per la piazza di San Domenico, denominata in quel tempo Piazza Imperiale.
La colonna che sostiene la Vergine in marmo di billiemi è poggiata su di uno zoccolo in marmo di carrara riccamente adornato di fiori, festoni e targhe commemorative. In alto sul grosso capitello si può ammirare la statua bronzea dell’Immacolata, scolpita da Giovan Battista Ragusa. I lavori iniziarono l’ 8 Dicembre del 1724 e si conclusero il 23 ottobre 1726 sotto la direzione dell’arch. Giovanni Amico che aveva sostituito il precedente architetto per l’avvenuta improvvisa morte.
E’ risaputo che la colonna è stata accorciata in corso d’opera per consentire ai padri domenicani di vedere l’immagine della Madonna fin dall’altare maggiore della chiesa, attraverso la grande finestra centrale del prospetto principale.
Coronano il basamento del monumento le quattro statue degli arcangeli Gabriele, Michele, Raffaele e Uriele. All’altezza del plinto della colonna furono poste le statue bronzee di Carlo VI e della moglie Elisabetta Cristina di Brunswick, sostituite una prima volta, nel 1750, dalle statue di Carlo III e della moglie Maria Amalia Walburga, anch’esse rimosse per volere del Card. Ernesto Ruffini, che le sostituì con le statue ancora esistenti di Pio IX e di Pio XII.
La decorazione di questa piazza nei primi del 1700, con questa macchina marmorea, è stata per l’epoca, una delle iniziative urbanistiche più importanti, per la città di Palermo.
Per iniziativa di S.E.R. il Cardinale E. Ruffini, nel 1954, iniziò la consuetudine di infiorare la statua nel giorno della festa dell’Immacolata Concezione l’ 8 Dicembre e un vigile del fuoco, ogni anno, depone ai piedi della SS. Vergine un serto di fiori a nome della cittadinanza.
Si ricorda, ancora, che il Senato di Palermo, nel 1624, ha giurato, a nome dei palermitani, con il cosidetto “patto di sangue” di difendere il dogma dell’ “immacolato concepimento di Maria Santissima”, sino all’ultima goccia del proprio sangue.