Mercato Sant’Agostino

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Il mercato di Via Sant’Agostino o di Via Bandiera, si distingue dagli altri storici mercati di Palermo perché qui si vendono particolarmente generi di abbigliamento: abiti, biancheria e scarpe. La mercanzia è, in genere, di buona qualità e di buona fattura, ma, viene venduta, quasi sempre, dopo il raggiungimento di un accordo tra il venditore ed il cliente. Sicuramente, questo modo di contrattare nasce dal fatto che la Sicilia è stata terra di conquista ed i mercati storici rionali risentono ancora dell’influenza degli antichi mercanti e compratori arabi.
Il mercato comprende due strade del centro storico interessanti anche dal punto di vista monumentale. L’antica strada di San Marco o anche strada grande del Capo attraversava in lunghezza, da sud a nord la città antica per immettersi nel grande Piano di San Domenico, nel quartiere dell’Amalfitania. Quando Via Roma e Via Maqueda con il loro passaggio non avevano sventrato l’antica città, questo era uno stradone non interrotto; e solamente dopo il passaggio di Via Maqueda i due tronchi di strada hanno assunto i nomi attuali. Su questa strada prospettavano chiese e palazzi che ancora oggi fanno bella mostra di sè.
La Via Bandiera è stata popolata tra i secoli XVII E XVIII da pasticcerie, confetterie, “atelier” ed era chiamata “la strada del Pizzuto” per via di un palazzo che vi prospettava che è stato anche un grande albergo. L’attuale toponimo pare abbia origine da una bandieruola di metallo che un puttino in marmo bianco teneva tra le mani, fissato a circa dieci metri dal suolo al muro del palazzo che fa angolo fra la suddetta strada e la via Patania, appartenuto fino al 1599 al protonotaro Vincenzo Tantillo e divenuto in seguito proprietà del notaio F. P. Lionti e dei signori Catania e Di Bartolo. Ma molto più veritiero mi sembra il fatto che in una piazzetta adiacente la strada prospettasse una chiesa di San Pietro davanti alla quale nei giorni di mercato si alzava la bandiera.
Quasi ad angolo con la Via Roma sorge il palazzo Termine – Pietratagliata, costruito nel 1573 in uno stile tardo rinascimentale, ma restaurato nel secolo scorso dall’arch. Ernesto Basile.
Proprio nel palazzo di fronte ad esso è nato nel XV sec. Il taumaturgo beato Pietro Geremia, domenicano.
L’ altro troncone più a sud: la strada di Sant’Agostino trae il nome dalla chiesa omonima fondata secondo l’Ingeves nel tredicesimo sec.
Sul prospetto principale della chiesa in via Maestri d’acqua, si apre un magnifico portale chiaramontano sormontato da un bellissimo rosone ai cui lati sono scolpiti i simboli araldici delle potenti famiglie degli Sclafani e dei Chiaramonte.
La chiesa, al suo interno è impreziosita, oltre che da grandi opere pittoriche, da molti stucchi eseguiti dal famoso Giacomo Serpotta. Nella chiesa, oltre alla SS. Vergine del parto si venera S. Rita, la santa degli impossibili per cui spesso la chiesa viene conosciuta come chiesa di Santa Rita per la omonima santa protettrice degli infermi e delle zitelle “cercamarito”.
La via di Sant’Agostino a sud sfociava nell’antico “Mercato degli Aragonesi” e oggi nella salita dello Spirito Santo da cui si dipartono diverse strade che immettono in Piazza Massimo e si inoltrano nell’antico mercato del Capo.