ll Cav. Agostino Gallo, cui la cultura siciliana deve tanto, nel 1840 ha avuto per primo l’ idea, in accordo con i Padri Domenicani, di costituire la chiesa di San Domenico Pantheon degli uomini illustri della beneamata terra di Sicilia.
Ma i tempi non erano maturi, nell’aria fervevano sentimenti di libertà e si cominciava a parlare di unità nazionale; la polizia borbonica era altamente sospettosa e vigile e celebrare uomini e glorie del passato poteva essere vista, in quel momento, come cospirazione.
Il Cav. Gallo aveva visitato durante un suo viaggio S. Croce di Firenze ed aveva avuto come una folgorazione, riunire, cioè, in un unico luogo adatto, quegli uomini che avevano esaltato le glorie della Sicilia e, per scegliere il meno “pericoloso” agli occhi dei governanti e della Polizia di allora pensò al poeta abate Giovanni Meli. Nel 1845 chiedeva al Senato palermitano di onorare il più grande poeta dialettale con un monumento decoroso. Il Gallo stesso fu incaricato dell’esecuzione, una volta accettata la richiesta, e fu commissionato al grande scultore Valerio Villareale un bel sarcofago. Ma gli avvenimenti politici incalzavano e la rivolta del 12 gennaio i848 mise per il momento un fermo alla traslazione dei resti dell’abate morto nel 1815 e già tumulato in San Francesco d’Assisi.
Il 6 giugno del 1853 , finalmente, i resti dell’illustre Abate Giovanni Meli furono trasferiti nel Pantheon di Palermo iniziando, così, una processione di uomini illustri che per interessamento del Cav. Gallo, arricchirono tutti gli angoli di San Domenico. Il Cav. Gallo morì nel 1872 e nel Pantheon fu sepolto, dopo avere speso denaro proprio ed energie per esaltare con un “Monumento” l’ingegno siciliano.
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