I mulini dell’Eleuterio

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Percorrendo la strada comunale che da Marineo porta a Risalaimi a fondo valle si incontrano i mulini dell’Eleuterio.
In mezzo a questa natura splendida, generosa, lussureggiante di colori, che gronda storia ad ogni angolo, è possibile effettuare delle escursioni sulle tracce delle emergenze storiche e architettoniche lasciateci da secoli di frequentazione umana.
Dei mulini dislocati lungo tutto il corso del fiume Eleuterio si ha notizia sin dal 937 all’epoca della conquista araba della Sicilia.
Operanti sino a pochi decenni fa, oggi sono ridotti a ruderi utilizzati per altri scopi rispetto all’uso originario, conservando intatto il fascino della civiltà contadina a cui erano intimamente legati.
Il mulino ad acqua rappresenta uno dei pochi reperti di archeologia industriale presenti nel territorio. La sua capacità era strettamente legata all’ampiezza, alla portata e alla profondità del fiume. La disponibilità di corsi d’acqua brevi, a forte pendenza e con portate discontinue ha favorito la diffusione di un particolare tipo di meccanismo, il mulino siciliano, presente in tutto il territorio regionale.
La tecnica del mulino oltre che per la produzione di farina di frumento venne utilizzata per altri scopi quali la follatura dei panni, (paratori), la sgranatura del cotone, la macinazione del sommacco e della canna da zucchero, l’estrazione dell’olio d’oliva, dagli ampi uliveti impiantati sin dall’epoca araba.
Percorrendo dunque la strada comunale che da Marineo porta a Risalaimi deviando a fondovalle per alcune centinaia di metri verso Misilmeri si incontrano al di là del fiume le case di Risalaimi.
 E’ uno dei più importanti centri della zona sorto nel XIII secolo nei pressi dela omoniuma sorgente. Il territorio fu donato dai sovrani normanni ai monaci Cistercensi e successivamente annesso ai benefici dei Cavalieri teutonici.
Posto in un punto di passaggio tra la costa e l’entroterra, oltre a sfruttare l’attività molitoria e la coltivazione di orti e giardini, diventò luogo di sosta e di ristoro. Fu notevole centro di potere economico e politico-religioso.
Nel secolo XV le pareti della cappella annessa alla masseria vennero affrescati ad opera di Tommaso de Vigilia e dei suoi collaboratori. Alla fine del quattrocento furono realizzate, verosimilmente per conto della nobile famiglia Ram, il cui stemma campeggia sulla facciata principale della masseria, numerose opere di fortificazione in difesa del sito e della sorgente. Della fortificazioe rimane, leggermente aggettante rispetto al corpo delle fabbriche, la torre mastra e la scalinata di accesso al primo piano.
Il manufatto comprende diversi corpi di fabbrica ad una sola elevazione o a due elevazioni utilizzati come ricovero di animali, magazzini o altro. Oggi dell’antico splendore rimane il prospetto principale mentre i locali interni originali sono in gran parte crollati. Gli affreschi della cappella che costituiscono uno dei capitoli principali dell’arte quattrocentesca in Sicilia, sono esposti presso la Galleria Regionale di Sicilia a Palazzo Abatellis.
Poco oltre proseguendo verso Misilmeri si incontra il Ponte della Fabbrica.
Costruito nel 1581 fu realizzato al servizio dell’ex trazzera regia che collegava Palermo con l’entroterra. Interamente in muratura, è costituito da un unico grande arco che collega le due sponde del fiume.
Ritornando indietro oltrepassando le case di Risalaimi ci si imbatte in una ansa del fiume dove sono le sorgenti di Risalaimi.
 Poco oltre si incontra un altro mulino denominato Molinello. Immerso in un agrumeto attorno al quale nel mese di giugno aleggia il resinoso profumo di zagara è oggi in stato di abbandono totale. I caseggiati sono in parte utilizzati come magazzini.
Poche centinaia di metro oltre, lungo il fiume, l’Ex Mulino Nuovo. Di costruzione più recente è costituito da diversi caseggiati destinati ad usi agricoli. Conserva ancora le caratteristiche architettoniche e tipologiche originarie.
Sul versante meridionale di Monte Tesoro si trova l’Ex mulino di mezzo. E’ posto ai piedi di monte tesoro immerso nel folto e ombroso verde degli agrumeti. E’ costituito  da due corpi di fabbrica a diversa altezza, a monte dei quali è ancora visibile la vasca di raccolta dell’acqua (gurga) e il canale di alimentazione (collo della gurga). Attualmente viene utilizzato come abitazione occasionale e come deposito di agttrezzi agricoli.
Risalendo verso Marineo e prendendo la strada che porta, da sotto il castello, verso Santa Cristina Gela. A fondo valle si incontra, in contrada stretto, l’Ex Molino stretto. Si ha notizia di questo mulino sin dalla metà del secolo XVI. E’ situato vicino alle Gole dello Stretto.
Del vecchio fabbricato oggi rimane solo il canale che portava l’acqua agli ingranaggi e un casolare utilizzato come deposito attrezzi. 
Risalendo per un breve tratto molto suggestivo del fiume Eleuterio si raggiunge l’ex Molino Calderoni dal quale si può fare una facile ma interessante escursione alla Chiesetta della Madunnuzza a poca distanza. il luogo ospita nel mese di settembre di ogni anno la sagra della salsiccia ed è circondato da grosse querce che ne caratterizzano l’aspetto.
 La Masseria Acqua del Pioppo fu costruita da Don Pietro Marchese di Buongiordano alla fine del secolo scorso. Si trova lungo l’antica strada di collegamento tra il Ponte della Fabbrica e Marineo, a qualche centinaio di metri dalla statale 118, in omonima contrada tra Marineo e Bolognetta.
Il caseggiato, circondato da numerose essenze arboree, alcune di notevoli dimensioni (cupressacee, gelsi) è costituito da una elegante palazzina a tre elevazioni, coronate da una merlatura in pietrame a vista, il cui prospetto principale domina il cortile interno.
All’ingresso è posto un torrione merlato a difesa del baglio, mentre il resto è occupato da diversi corpi di fabbrica destinati ad usi diversi (cantine con giganteschi torchi e numerose botti per il vino, magazzini per le derrate, ripari, stalle). Un tempo il vino delle cantine di Acqua del Pioppo era rinomato e conosciutissimo. Il prospetto è affrescato con fasce bianco-rosa di notevole effetto decorativo.
Il cortile è pavimentato con ciotoli formante uno scenario incantevole movimentato da scalinate. Dentro il baglio una discreta sorgente di acqua purissima disseta i frequentatori e abitati del luogo.