Prizzi

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altitudine: 1.045 m
abitanti: 6.027
Prizzi sorge sul monte di fronte la Montagna dei Cavalli. Le fonti storiche più attendibili ci dicono che il centro abitato sia stato costruito, attorno al nucleo fondamentale del castello dopo il 745 ad opera dei Bizantini, che sentivano fortemente la necessità di edificare presidi militari per difendersi dal pericolo musulmano e dalle guerre di religione. In effetti, il monte dove sorge Prizzi svetta di oltre 1.000 metri. Dal castello, quindi, era possibile controllare le ampie vallate sottostanti, mandare e ricevere segnali di fuoco e di fumo. Nella lingua tardo-greca “pyrizein” significava, appunto, accendere fuochi per mandare messaggi: da qui il nome di “Prizzi” al centro abitato. Questi sistemi di difesa non impedirono, comunque, che il castello bizantino – dopo meno di cento anni dalla sua costruzione – venisse conquistato dai Musulmani, che imposero il loro dominio fino alla successiva conquista normanna, avvenuta 24 anni dopo.
L’agglomerato urbano di Prizzi nacque, quindi, tutto attorno al castello e si sviluppò a semicerchio nelle zone sottostanti. Mancano in paese le tradizionali opere d’arte. Scrive Fabio Oliveri: “La vera opera d’arte che Prizzi possiede è se stessa, il suo centro storico che in Sicilia si rivela tra gli esempi mirabili di architettura montana, e che offre una suggestiva e irripetibile immagine di armonia tra l’uomo e l’ambiente”.
In effetti, si resta senza parole a guardare le case aggrappate alla roccia e la verdeggiante vallata del Sosio sottostante: un vero e proprio originale museo all’aperto. E’ eccezionale l’effetto scenico del paese che di giorno sembra un nido di aquile e di notte un presepe.
La valle del Sosio, attraversata dall’omonimo fiume, che ha la sua foce nel mare dì Ribera, è una delle riserve naturali di Prizzi. Da tempo è meta di tanti studiosi, che vi ammirano l’irripetibile fauna fossile del Permiano (280-225 milioni di anni fa). Un’altra riserva naturale di Prizzi è quella di monte Carcaci, alto 1.196 metri sul livello del mare: un ambiente suggestivo e incontaminato, in autunno sorvolato dalle gru e popolato da tanti rapaci (aquile, falchi e capovaccai). Altro luogo meritevole di attenzione per i suoi potenziali naturalistici è il lago di Raia.
Oggi, del castello bizantino non rimangono che ruderi. Sono da visitare la chiesa del Crocifisso (datata 1670), la chiesa Madre (datata 1561), dove si può ammirare la statua di San Giorgio, protettore di Prizzi, e una statua di San Michele Arcangelo, attribuita al Gagini.
Meritevoli di essere visti sono murales che adornano le pareti di case in pieno centro storico. Sono stati commissionati dal comune – nel 1989 – a tre artisti siciliani: Totò Bonanno, Franco Nocera e Mario Bardi. “I murales – scrive Oliveri – reinventano l’aspetto di parti del tessuto urbano, conferendogli sensazioni di classicità e trasfigurando piazza Sparacio, una delle tante piazze possibili, in un luogo di miti.
Frazione di Prizzi è il borgo di Filaga, edificato probabilmente nello stesso periodo, cioè intorno al 745, circa 1250 anni fa. Il suo nome tardo-greco era “Fulacheion”, cioè “posto di guardia”. Come Prizzi, Filaga si arrende ai musulmani tra l’839 e l’840 e viene liberata dai normanni tra il 1078 e il 1080. Ma vi sono tracce di insediamenti umani che risalgono alla preistoria, a dimostrazione che l’ambiente – anche allora – era abbastanza ricco di risorse energetiche ed alimentari: legname, terre da semina e da pascolo, acque potabili. Un antico documento normanno del 1160 menziona per la prima volta Filaga e cento anni dopo i Cavalieri Teutonici vi fondano una “casa ospitaliera”. Poi si spopola, per essere ripopolata nuovamente nel secolo scorso col nome di San Ferdinando Bon Riposo, sostituito nuovamente da Filaga.
Oggi la borgata, abitata tutto l’anno da circa 200 anime, è un ricercato centro dì villeggiatura estiva. L’aria salubre e l’ambiente incontaminato ne hanno fatto la meta preferita per trascorrere giornate di relax a contatto con la natura.
Nel territorio sono presenti ancora esempi dell’antica cultura rurale come gli antichi “pagliari”, il castello di Margana con il più minuto “palummaru” rappresentano invece altri esempi costruttivi dal forte effetto paesaggistico.

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