Isnello

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In una lussureggiane cornice naturale del Parco delle Madonie, adagiato fra le pieghe di una vallata, cui fa da vigile sentinella la possente mole della Montagna Grande, e dominato dall’antico castello bizantino, sorge Isnello, “paese antichissimo e perciò pieno di profonda nobiltà (Carlo Levi)”.
La storia di insediamenti dell’Eneolitico e’ documentata dal ritrovamento di numerosi reperti nelle grotte del territorio. I ruderi dell’Eremo di San Leonardo e del castello che sovrasta l’abitato testimoniano verosimilmente la presenza bizantina nell’VIII secolo. In epoca normanno-sveva il territorio di Isnello diventa Regio Demanio ed il centro abitato si accresce attorno al nucleo del Castello. Durante la presenza araba Isnello, il cui nome era “Menzil al Himar”, viene inglobata nella Val Demone. Dalla fine del XII secolo sino a parte del XV, durante le dominazioni angioina-aragonese, la storia del centro si intreccia con quella dei casati che vi si alternano: dagli Abbate ai Filangeri, dai Ventimiglia ai Santacolomba; con privilegio del 20 Luglio 1453 Arnaldo Santacolomba, signore di Isnello, ottiene da Alfonso il Magnanimo il “mero e misto imperio”. Le costruzioni riconducibili a tale periodo (S. Maria Maggiore, S. Michele, Chiesa Madre) mostrano il passaggio dell’abitato dalla iniziale funzione prevelentemente militare ad una successiva fase caratterizzata da un accentuato sviluppo demografico ed urbanistico. La sede baronale e’ “nel piano della Sala”, oggi Piazza Mazzini, da dove, alla fine del 1500, viene spostata al “piano della Porta” e aggregata alla preesistente Chiesa del Rosario.

Nel 1788 “… i magistrati del Comune, avvalendosi della legge del 1788, consegnarono tosto al padrone di quel tempo il capitale, rispondente all’annuo reddito di lui, e il paese in tal modo si libero’ per sempre da ogni diritto di signoria e di vassallaggio pria ancora che la feudalita’ fosse stata abolita in Sicilia …” (Cristoforo Grisanti, Folklore di Isnello, Palermo 1899-1909, ristampa, prefazione del Prof. Rudolf Schenda , 1981).

“…gli abitanti del nostro Comune non potendo più sopportare le vessazioni e gli arbitri del dominio dè baroni, che godevano l’esercizio del mero e misto impero, concesso nel 1453 dal re Alfonso ad Arnaldo Santacolomba, signore di questo Stato, vollero ricomprarlo, ed all’uopo richiesero facoltà dal luogotenente principe Caramanico, il quale ordinò deliberasse il consiglio civico sull’assunto; e questo in effetto deliberò unanimemente di mutuarsi la corrispondente somma con ipotecarei beni comunali, per ricomprare il cosidetto mero e misto impero, con doversi in seguito estinguere i frutti ed il capitale coi risparmi annuali da ottenersi dall’amministrazione del Comune. In tal modo, gli abitanti d’Isnello furono svincolati dall’autorità baronale…”(Carmelo Virga, Notizie storiche e topografiche d’Isnello e del suo territorio, Sellerio 1990) “..per il piccolo comune madonita la feudalita’ ebbe termine in quell’anno, 1788, invece che nel 1812 ed e’ questa una singolarita’, che non trova riscontro nella storia di altri paesi feudali siciliani. Se la notizia venisse confermata e precisata alla luce della piu’ recente, avvertita storiografica, bisognerebbe riprendere in esame qualche aspetto importante della storiografia siciliana…E’ indispensabile che se occupi e preoccupi la storiografia della Sicilia feudale e moderna, perché il riscatto di Isnello, nel 1788, se effettivamente conseguito, pone agli storici più di un problema di non semplice soluzione…” (Prof. Francesco Renda, prefazione a ‘Notizie Storiche e Topografiche di Isnello e del suo territorio’, Palermo 1990).