Cinisi

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Altitudine: 75 m s.l.m.
Abitanti: 11891

P.zza Vittorio Emanuele, 1 – 90045

Fax 091 8699004 – Tel. 0918610001

Il territorio di Cinisi è un ampio cuneo che si frappone alle terre di Carini e Terrasini con la peculiare attrattiva di una ampia zona montano – collinare e una fertile piana che arriva sino alla costa tirrenica meridionale. Qui il mare e ancora pulito e cristallino, meta ogni anno di migliaia di visitatori II turista che visita Cinisi, infatti il più delle volte ritorna indice questo della bontà dei servizi offerti, lontani dalla banalità del turismo di massa e rispettosi delle tradizioni locali
Il Comune si affaccia alla storia nel periodo arabo – normanno, nei territorio esisteva nel secolo XI un casale di fondazione araba. Nel 1382 il giudice Fazio di Fazio, signore di Cinisi, dona il feudo al monastero di san Martino delle Scale. I benedettini iniziano a sfruttare economicamente il territorio agli inizi del “600, ottenendo dal Papa l’autorizzazione a concedere in enfiteusi parte del feudo, che inizia a popolarsi. Viene eretta l’abbazia, probabilmente ampliando una preesistente torre fortificata; è il monumento più significativo: l’imponente facciata domina il paese e il territorio circostante. Le due torri cilindriche e le due ali risalgono al settecento. All’interno, pregevoli gli ambienti del corpo centrale, il secentesco soffitto ligneo decorato e i saloni con volte in pietra tufacea. L’antico, maestoso monastero riserva al visitatore un sorprendente ventre cavo: da una porticina dell’ala occidentale si accede alle grotte comunali, scese le ripide scale ci s’immette in un grande ipogeo, punto di partenza per gli stretti cunicoli e altre stanze rialzate.
L’esistenza di un antico sistema di canalizzazione in terracotta lascia presupporre che i sotterranei venissero utilizzati dai monaci come cisterne ma la presenza dei cunicoli non esclude una utilizzazione d’emergenza
Leggende del luogo narrano che dai sotterranei si potesse accedere in diversi punti strategici del paese. La risposta definitiva potrebbe arrivare da una nuova campagna di scavi che potrebbero riportare alla luce il sistema cunicolare benedettino.
Usciti dal palazzo dei benedettini, nella bella piazza Vittorio Emanuele Orlando, oltrepassata la zampillante fontana, entriamo nella secentesca chiesa Madre, dedicata a Santa Fara, vergine benedettina e patrona del paese. Risalente al 1676 fu completata in soli quattro anni. E’ a navata unica, divisa dal coro mediante un arco. Di grande interesse, il paliotto dell’altare maggiore in corallo, lapislazzuli e onice, di scuola trapanese del 700. Pregevoli anche i quindici misteri del Rosario, di scuola napoletana del 700, nel sott’arco della cappella del Crocifisso Interessanti l’organo settecentesco, con prospetto a tre campate e venticinque canne di facciata, le statue lignee di Santa Anna e di San Benedetto, attribuita a Girolamo Bagnasco e la grande tela del “Martirio di Santa Barbara, del 1672, di Filippo Randazzo. Ristorati dallo splendore dei marmi policromi della chiesa ci dirigiamo nella adiacente via Ecce Homo. Da una entrata secondaria della chiesa Madre entriamo nelle settecentesche cripte , una vera e propria necropoli che conteneva quindicimila salme, portate alla luce negli anni ottanta assieme ad un ricco corredo funerario comprensivo di 43 crocifissi, 22 monete, di cui una d’oro e una d’argento, e 607 medaglie votive in bronzo. Anche nella chiesa del SS. Sacramento, eretta nel 1767 dalla omonima confraternita, possiamo ammirare delle suggestive cripte da poco restaurate.
Sorprendente è la piccola e suggestiva chiesa delle Anime Sante, costruita nel 1827 ma che conserva l’altare ligneo e due pregevoli grandi tele attribuite alla scuola dello Zoppo di Gangi , la Natività e lo Sposalizio di Santa Caterina, risalenti alla fine del seicento, che originariamente si trovavano nella chiesa di Santa Caterina del Monastero benedettino, oggi aula del Consiglio comunale. A circa venti metri dalla chiesa delle Anime Sante notiamo la casa di Giovanni Meli, nella omonima via, dove il grande poeta siciliano soggiornò cinque anni. A Cinisi il Meli esercitò la professione di medico ma i luoghi di Cinisi, il paese, i pascoli e i boschi di Piano Margi, ispirarono la vena poetica del giovane abate che qui compose alcuni dei versi più belli. Piano Margi si trova a circa 600 metri sul livello del mare, a otto chilometri dal centro abitato. I luoghi sono ancora come Meli li vide e li descrisse: il silenzio e l’amenità del verde pianoro è interrotto solo dai sonagli delle “bovine cinisare” e di greggi che spruzzano di bianco il paesaggio. Gli animali brucano in libertà solo apparente perché l’occhio vigile del “pecoraro” non perde di vista un solo animale, richiamando con grida caratteristiche i più irrequieti. Siamo in uno degli ultimi angoli silvo-pastorali del compresorio palermitano; qui, portano avanti una tradizione millenaria le ultime aziende artigianali. Da Piano Margi all’incantevole terrazza di Piano Tavole non è difficile incontrare una “mannara”, dove viene prodotta una squisita ricotta, da gustare calda sul posto, lo squisito caciocavallo e il pecorino siciliano.
Nel mese di maggio il Comune e la locale Pro Loco organizzano la “sagra della ricotta”, con degustazione dei prodotti tipici. La produzione di ottima ricotta trova il suo naturale complemento nella elaborazione di straordinari dolci tradizionali: la cassata è il dolce principe e proprio a Cinisi è stata realizzata una “megacassata” da record, oltre 600 chili di bontà. Tra il Monte Pecoraro e il Monte Anello ecco l’imponente bosco >anfocanale o Malaverra, una lecceta (Quercus Ilex) con esemplari di Azeruolo e Roverella. Scendendo di quota la vegetazione muta gradatamente. Ulivi saraceni, carrubi, mandorli, noci, albicocchi, peschi, fichi, pistacchi e il ficodindia, che qui produce un dolce e succosissimo frutto tardivo; a settembre da non perdere la “sagra del ficodindia”, il simbolo della Sicilia.
Il ricco patrimonio faunistico della zona è meta di appassionati naturalisti. Da piano Margi, lungo il vallone del Furi, possiamo godere di un incantevole panorama, l’ubertosa piana di Cinisi s’interrompe nell’azzurro del mare e l’occhio si sofferma sulle operazioni di decollo e atterraggio all’aeroporto di Punta Raisi “Falcone – Borsellino”
La presenza a Cinisi dell’aeroporto è di fondamentale importanza per l’economia della cittadina. L’amministrazione comunale, consapevole delle opportunità che la struttura aeroportuale può offrire al territorio, è impegnata nel creare uno stretto contatto tra Comune e Aeroporto, con l’istituzione dei necessari servizi turistici, valorizzando il territorio dalla montagna alla costa, che presenta scenari di incomparabile bellezza, ricchi di testimonianze stonche e monumentali.
La spiaggia Magaggiari, dalla sabbia finissima, è vigilata dalla cinquecentesca Torre Mulinazzo, altre torri di avvistamento sono quelle del Pozzillo e dell’Orsa, annessa alla cinquecentesca tonnara, monumento carico di storia che il Comune, da qualche anno, ha iniziato a valorizzare con tutta una serie di iniziative culturali. Entrando nel baglio, da destra, possiamo vedere la serie di stanze di lavoro e la taverna; il grande edificio doveva ospitare, al piano superiore, i familiari del rais. Un ponte levatoio in legno collegava il baglio alla maestosa torre che servi come punto di avvistamento e come prigione benedettina. A sinistra della torre si staglia il locale di ricovero delle barche, il “frizzano”, con gli archi rampanti, e, in successione, la ricostruzione dell’ “appendituri” ligneo, dove veniva appeso il pescato per la lavorazione. Accanto all’appenditoio abbiamo la cappella, parzialmente ricostruita, e, per ultima, la piccola torre in corrispondenza diagonale con la grande che consentiva, grazie alle numerose feritoioe, il completo controllo di ogni movimento da terra.
Le manifestazioni tradizionali cinisensi sono tra le più belle della provincia. Oltre alle due sagre, è da ricordare il Carnevale cinisense, diventato ormai uno dei più belli e seguiti della Sicilia, con la splendida cavalcata in costume, la sfilata di carri allegorici e i funerali del “nannu”, antico rito che testimonia la fine della stagione invernale e il trionfo della primavera, della vita che si rinnova. Interessante la festa di San Ciuseppe, il 19 marzo, con le tradizionali mense e la “vampata”, una piramide di legna bruciata nella pubblica piazza. La festa di Santa Fara ci da l’occasione per vedere la spettacolare “vara” tardo-barocca” e la spettacolare corsa dei cavalli, antichissima tradizione da poco ripristinata dall’Amministrazione.
La stagione estiva offre ai turisti tutta una serie di manifestazioni folcloristiche, culturali e sportive. Da non perdere le manifestazioni del Natale, con l’antica “nenia”‘e l’allestimento del presepe artistico semovente degli anni cinquanta di Giacomo Randazzo.