Tradizioni

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DA NON PERDERE
 
La religiosità e le particolari pratiche devozionali della comunità aliese sono intimamente collegate alle origini storiche e allo sviluppo sociale e democratico del paese. Feste e tradizioni sono accompagnate da usanze che danno una versione popolare della profondità della fede. Andiamo dunque attraverso le ricorrenze e le tradizioni della gente di Alia.
 Il 2 luglio Alia festeggia con la processione più solenne la sua Santa patrona:  Maria Santissima di tutte le Grazie, alla  quale è dedicato il santuario omonimo. E’ una delle poche processioni in cui la gente sfila recitando il rosario o cantando inni mariani.
Un’altra vivissima tradizione che si celebra il 19 marzo è la “Tavulata de virgineddi” che si allestiva da parte dei benestanti in occasione della festività del Patriarca San Giuseppe allo scopo di consentire ai fanciulli poveri di mangiare a sazietà almeno una volta all’anno. TAVULATA DEI VIRGINEDDI
 
 
 Tavulata de virgineddi
 
 
Vanno inoltre notate le tradizioni e belle usanze della mistica settimana santa. Nella domenica delle palme è una folla di ragazzi con rami verdi d’ulivo o d’alloro, i quali aspettano la benedizione che attira la generale curiosità. Il giovedì santo, come in tanti altri comuni dell’isola, da tempo immemorabile a spese delle varie con fraterne religiose,si fa la Cena in chiesa, con grande collaborazione del popolo, il quale si reca per la benedizione dei panetti chiamati “panuzzi di cena”, delle arancie, vino ed altro che poi si mandano in dono ai parenti o agli amici anche lontani. .
Non meno festeggiata è quella dell’8 settembre, giorno della natività della Vergine, solennemente celebrata con sacre funzioni e con regolare processione del simulacro che si conserva nell’oratorio della Confraternita di Santa Maria delle Grazie, attiguo alla Matrice. Sempre in settembre, nei giorni 20 e 21, si festeggia la Madonna Addolorata, venerata con altare e statua nella chiesa di Sant’Anna. E’ anche la patrona della con fraterna denominata, appunto, “Maria Santissima dei sette dolori”.
Collegate alle esigenze del passato erano certamente le famose vampe, che per tradizione si fanno   nella notte più bella dell’anno. Il  paese onora il bambino Gesù con la “Vampa “, un gigantesco falò; era questa l’unica occasione in cui i pastorelli si spostavano dalle loro campagne e facevano a gare per trasportare i fasci di legna per creare questa  gigantesca “Vampa di Natale” alta circa 15-20m. . Ufficialmente erano vampe devozionali, ma, in effetti, servivano anche a illuminare la piazzetta della Matrice e, soprattutto a dare un pizzico di tepore ai fedeli che si recavano in chiesa, all’uscita dalla quale erano soliti disporsi a cerchio attorno alle fiamme per riscaldarsi.