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La città di Monreale deve la sua fama al suo Duomo, una delle meraviglie architettoniche del mondo medievale.
Voluto dal re normanno Guglielmo II, che sposò Giovanna d’Inghilterra figlia di Enrico II e sorella di Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senzaterra, il grande complesso monumentale – comprendente la chiesa, il convento benedettino e il palazzo reale – venne costruito intorno al 1172.
Narra una pia leggenda che il re, mentre riposava sotto un albero, dopo una battuta di caccia, gli apparve in visione la Santa Vergine Maria che gli manifestò il desiderio di edificare un tempio in suo onore e gli indicò dei tesori nascosti utili per la realizzazione. Fin dall’inizio l’edificio destò attenzione e meraviglia per le forme colossali e la sontuosità con cui si annunziava. La cattedrale presenta all’esterno forma massiccia ed imponente, senza decorazioni; costituiscono una eccezione le absidi rivolte ad oriente e visibili da chi giunge da Palermo. Nella facciata principale, sotto il portico del sec.XVIII, incorniciata da un ricco portale a cinque archi, è la porta di bronzo di Bonanno Pisano, fusa nel 1186. In 42 riquadri, con semplice linguaggio, vi sono narrati episodi del nuovo e dell’antico testamento. Nel fianco sinistro del duomo sotto il portico gaginesco si apre la porta di bronzo a due battenti di Barisano di Trani del 1179.
La semplicità della sua facciata non prepara i visitatori allo splendore del suo interno. Attraversate le sue porte si è immersi in uno dei più grandi cicli musivi del mondo medievale: oltre seimila metri quadrati raccontano 130 storie tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento in una fusione di influenze Orientali e Occidentali.
Il chiostro annesso al duomo rappresenta un esempio straordinario di architettura medievale e nello spirito e nell’atmosfera sembra evocare i cortili porticati delle dimore signorili islamiche.(Continua…)
Chi predilige i chiostri vada a passeggiare in questo; dimenticherà quasi tutti gli altri visti in precedenza … Il meraviglioso chiostro di Monreale suggerisce … alla mente una tale sensazione di grazia che ci si vorrebbe rimanere allinfinito
Guy de Maupassant, 1885