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Fin dai tempi dei Normanni, le comunità di stranieri residenti a Palermo godevano di particolari privilegi e avevano statuti e quartieri propri.
Nel 1519 la comunità dei napoletani residente a Palermo si raccolse in congregazione e ad essa fu concessa una chiesa che si trovava in vicinanza del Castellammare, ma che fu successivamente demolita per ordine di Carlo V perchè troppo vicina al castello; in cambio la comunità ottenne un terreno in prossimità del Piano della Marina e della Chiesa di Santa Maria della Catena. dove fu costruita la nuova chiesa, che prese il nome di San Giovanni dei Napoletani.
Non si hanno notizie certe sull’inizio della costruzione, ma sicuramente i modesti mezzi imposero molta lentezza alla conduzione dei lavori; sembra comunque che la chiesa sia stata iniziata nel 1526 e ultimata nel 1617.
Nel 1581 si ebbe il prolungamento sino al mare della Via Toledo (oggi Corso Vittorio Emanuele) e in seguito a ciò la Chiesa subì una lieve mutilazione con conseguente modificazione del portico, che assunse una strana forma trapezioidale e il rialzo della stessa rispetto al piano stradale.
Attualmente alla Chiesa si accede mediante due ingressi: uno, ubicato in Corso Vittorio Emanuele con antistante portico, e l’altro in Piazza Marina. La cupola, a spicchi, si conclude con un’altra cupoletta ed è rivestita di mattoni smaltati di colore blu, essa è ben visibile dal Palazzo delle Finanze.
L’interno, a pianta rettangolare, è a tre navate con transetto e tre absidi; gli archi della navata presentano un lieve sovrassesto che conferisce leggerezza a tutta la struttura; i capitelli delle colonne sono stati realizzati ad opera di mastri intagliatori siciliani e sono diversi l’uno dall’altro. Da notare la soluzione data al problema della realizzazione della cupola all’incrocio della navata centrale con il transetto, con la conseguente formazione di un elemento ottogonale, la cui costruzione è tipica del periodo rinascimentale.
Il pavimento settecentesco è rimasto soltanto nel transetto ed è realizzato in marmo policromo; l’originario pavimento in cotto può essere osservato in una piccola zona della navata laterale destra. Nel pavimento delle navate, realizzato in marmo bianco in occasione dei recenti restauri, si possono inoltre notare alcune lapidi fra cui quella che copre la sepoltura di un capo della congregazione il cui bassorilievo del busto si trova sulla parete destra.
Nell’abside maggiore vi è una statua lignea della Madonna con bambino e un tabernaolo rivestito in argento, che comunque non sono arredi originali della chiesa.
Nela navata laterale destra troviamo due statue del settecento che rappresentano la Giustizia e la Carità, nella navata sinistra altre due statue raffiguranti la Verginità e la Grazia.
Tali statue furono realizzate da Procopio Serpotta, figlio di Giacomo Serpotta che fu più famoso e maestro di molti stuccatori.
In prossimità dell’ingresso vi sono due scale, una per arrivare in cantoria, dove si trovava un organo, e l’altra creata forse per simmetria.
La cantoria non è visitabile ma ha il soffitto in legno che richiama i disegni della sacrestia; esso può essere intravisto attraverso un vano che si trova al disopra dell’ingresso principale.
Il rivestimento di stucco e oro oggi visibile è stato realizzato nel XVIII secolo nascondendo l’originaria struttura di pietra viva.
Recentemente la chiesa è stata restaurata e aperta ai fedeli e ai visitatori.