Il Mastro di Campo

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L’ultima domenica di carnevale Mezzojuso allarga le braccia nella sua scenografica piazza a quanti vogliono vivere da vicino l’esperienza di un carnevale fatto di colori, suoni, sapori e rientrare come per magia nelle tradizioni popolari e nella rievocazione storica di un evento accaduto in Sicilia nel 1412.
La storia narra  che morto il Re Martino il Giovane, Bianca di Navarra avrebbe dovuto lasciare l’Isola alla reggenza al Gran Giustiziere del Regno Bernardo Cabrera, conte di Modica. Ma Bianca non volle cedere il trono e Bernardo Cabrera, cercò di risolvere la sua ascesa chiedendo la mano della regina che rifiutò il ripugnante Giustiziere; questi reagì in modo clamoroso dando l’assalto al Palazzo dello Steri di Palermo senza trovarvi la regina. Era la notte del 12 gennaio 1412.
Il Mastro di Campo è la più grande pantomima storica-folkloristica rappresentata in Sicilia, la cui verità storica viene interamente travisata pur di far vincere l’amore e la forza di una tradizionale lotta tra il bene ed il male, tra “buoni” e “cattivi” interpretati da oltre cento figuranti.
La pantomima del Mastro di Campo (Bernardo Cabrera) inizia alle ore 14:30 con il sontuoso corteo reale con il Re, la Regina (Bianca di Navarra) dame e cavalieri allietati dal ruffiano maestro di cerimonie. A seguito vi sono i Mori e le Guardie del Re con l’Artificiere.
Giunti al Castello (Lo Steri) appositamente e fantasiosamente ricreato nella piazza per il grande evento si odono dei forti scoppi di artiglieria, la piazza inizia ad infervorarsi per l’arrivo del suo eroe: il Mastro di Campo!
Segnato il Campo di battaglia da goffi e strani ingegneri di guerra, si sente sempre più vicino il ritmo marziale del tamburo … arriva il Mastro di Campo seguito dal Tamburinaru (con il quale  deve avere un’intrinseca empatia di sguardi e ritmo), l’Ambasciatore, il Capitano d’artiglieria, il Barone e la Baronessa seguiti dai loro uomini: Vurdunaro, Soprastani e Camperi, Curatulu, Sfacinnatu e la Cavalleria; ad arricchire e sostenere il Mastro di Campo non poteva mancare “l’eroe dei due mondi” che, per aver soggiornato a Mezzojuso, è stato omaggiato della sua presenza nella pantomima: Garibaldi ed i garibaldini! A trovare i favori del pubblico e garantire ordine ci sono i Giardinieri che offrono mimose alle signore ed i Foforiu (briganti che offrono o fanno offrire al bar).
La magia e la religione s’intrecciano nella popolare manifestazione con i Maghi ed i Remiti.
La pantomima si svolge in due atti: nel primo tempo, dichiarata guerra al Re, il Mastro di Campo ostacolato dal Pecoraio (icona del diavolo che si frappone e ostacola) si scontra per due volte a duello con questi ma la terza volta il Re pare avere la meglio. È questo il momento più atteso dell’intera pantomima: “a caruta”. Ferito alla fronte ed in bilico sulla scala del Castello il Mastro di Campo allarga le braccia e, inarcando la schiena all’indietro fino a perdere l’equilibrio, viene preso dai Foforiu; il rullo del tamburo segna questo tragico momento che apre le danze ed i festeggiamenti a corte per l’apparente vittoria del Re.
Ma è qui che i Maghi da sotto il Castello trovano la Trovatura: un pitale pieno di maccheroni e salsiccia di buon auspicio per l’avvenuta guarigione del Generale! Il secondo atto ha inizio.
La regina, segretamente festante per la guarigione del suo innamorato, saluta agitando un fazzoletto il Mastro di Campo che vigoroso riprende la battaglia. Barone e Baronessa tolgono il velo nero del lutto. Il Re, tradito dall’Artificiere viene sopraffatto ed incatenato, così conquistato il Castello e la Regina, il Mastro di Campo si smaschera e Mezzojuso riscrive ancora una volta un sogno d’amore.