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Alcuni piatti tipici occupano un importante ruolo tra le tradizioni di Gangi.
Tra questi oltre il già citato pranzo di San Giuseppe, ricordiamo che nel periodo pasquale è consuetudine consumare “u fasciddatu” tipo di pane preparato per le festività pasquali.
L’impasto è realizzato con un tenore di acqua, rispetto alla semola, del 25% (è un pane a pasta dura); energicamente lavorato, con lievito naturale e lievito di birra. La forma artistica è lavorata manualmente e precede la lievitazione che si protrae per circa 30 minuti.
Forma: a cerchio decorata – Dimensioni: 45 – 50 cm di diametro circa – Peso: 2 Kg – Struttura: dura e compatta. Componenti: Semola, lievito naturale e lievito di birra, acqua, sale.
Per la festa di S. Isidoro è d’obbligo l’assaggio del latte appena munto e dei “taralli”, dolci tipici gangitani, fatti con uova, zucchero e farina.
Nel periodo natalizio la tradizione impone la “cucchia“, un dolce in pasta frolla ripieno di mandorle, uva passa e fichi secchi.
Nel periodo della vendemmia vengono consumati i “mastazzola“, dolci di zucchero, farina e mosto bollito.
Nel periodo dei fichidindia vengono consumati i “mastacuttè“, dolci di farina, zucchero e succo di fichidindia.
Nel periodo della festa di Santa Lucia molte famiglie, per devozione, fanno la “cuccia” fatta con acqua e frumento.
A Gangi si conserva ancora l’abitudine della pasta e del pane fatti in casa, soprattutto i “tagliarini” (tagliatelle dolci sfilate e fatte a mano) e dei dolci come le “sfinci cca crema“; i “turrunetta” dolci di mandorle, farina e zucchero; “l’istantanii” dolci di pastafrolla; “l’amaretti” dolci di mandorle, zucchero ed uova.
Un’altra tradizione è “a cuddura patedda” fatta con pane lievitato e poi fritto, condito con zucchero o sale.